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ANNA DEI MIRACOLI regia di Arthur Penn

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  09/10/2006 21:29:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo vedrei e rivedrei senza stancarmi mai.
Credo che sia, al di là di tutto, un eccellente e raro esempio di come si possa parlare di handicap senza compiacimenti, o spirito inutilmente edificante.
Il film di Penn - come del resto fa "il buio oltre la siepe" raccontando la malattia mentale (nient'affatto antitetici, il film di Mullingan e questo appartengono oltretutto alla stessa epoca)è importante per diverse ragioni. In primis, mette a nudo il grosso limite dell'amore (che è estrema violenza, nel voler perpetuare la "diversità") dei genitori della bambina, che è purtroppo una convenzione assai diffusa (si pensi a come vengono ignominosamente nutriti fino all'abulimia i bambini down) e in secondo luogo, dimostra che l'unica tangibile necessità di cura è lecitamente funzionale se a condurre una bambina cieca in una disciplina "aptica" è un'insegnante non vedente come Annie Sullivan (una straordinaria Anne Bancroft).
Credo di aver amato alla follia quel personaggio, soprattutto nella splendida sequenza della "liberazione" e dell'effettivo senso aptico della bambina.
Per inciso, lo spazio aptico per i non-vedenti è l'insieme delle sensazioni (atte a comporre un mosaico tattico-psicologico idoneo a quello degli altri) , del significato e dell'intuizione non-visiva che portano successivamente alla comprensione della scrittura Braille.
Ho avuto modo di occuparmi, in passato, di una donna con questi problemi, ed è stata un'esperienza positiva
Inoltre il problema di Hellen è stato di dover affrontare il significato dei simboli in quanto la rimozione della parola è intrinseca nel suo dramma personale.
Un film ad ogni modo, oltre che splendido e doloroso, anche profondamente educativo.