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RACCONTO CRUDELE DELLA GIOVINEZZA regia di Nagisa Oshima

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kafka62     7 / 10  06/04/2018 15:33:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema del primo Oshima è caratterizzato da una apparentemente irrisolvibile aporia: da una parte, infatti, c'è un approccio volutamente sgradevole e "sporco" alla realtà giovanile nipponica degli anno '50-'60, della quale vengono impietosamente svelati gli impulsi velleitari e autodistruttivi; dall'altra c'è uno stile tecnicamente impeccabile e raffinato (fotografia a colori molto espressiva, eccellente senso dell'inquadratura), ricco oltretutto di innovazioni linguistiche e formali. All'interno di un formato, lo scope, da grossa produzione industriale, "Racconto crudele della giovinezza" introduce componenti del tutto inconsueti, dai primi piani insistiti ed ossessivi (che spesso escono addirittura dai limiti dell'inquadratura per trasformarsi in dettagli e in particolari) all'uso estremamente mobile della macchina da presa (non di rado addirittura della macchina "in spalla"), dal rifiuto del tradizionale campo-controcampo e dall'allungamento del tempo medio delle scene (sebbene non si possa parlare di veri e propri piani-sequenza) alla ricerca di nuovi rapporti spaziali tra gli elementi del quadro (come ad esempio simmetrie, personaggi posti su più piani, ecc.).
In questa volontà di rinnovamento della sintassi cinematografica, in questa inclinazione ad anteporre le ragioni della forma filmica a quelle della materia narrativa (che in "Racconto crudele" è quanto mai frastagliata e priva di un naturale sviluppo in senso verticale), in questa ansia di far sentire la presenza "soggettiva" dell'autore, Oshima è avvicinabile alla nouvelle vague francese dei Malle e dei Godard, oltre che ai registi indipendenti americani degli anni 60. Comune ad essi è, non a caso, la rappresentazione senza sdolcinature o infingimenti di una "gioventù bruciata" spinta inesorabilmente verso un destino di morte e di annientamento. I due protagonisti del film, Mako e Kiyoshi, rincorrono un impossibile ideale di felicità nella vita di coppia e nella trasgressione sociale (il sesso libero, l'alcool, le corse in moto, le estorsioni), ma la brutalità della realtà (non tanto, o non solo, le singole istituzioni o la famiglia o la pasoliniana schiavitù del denaro, quanto la mancanza di ideali che costringe i due ragazzi a reinventarsi ogni giorno una ragione per sopravvivere, e la alienante reiterazione di abitudini che diventano col tempo vuoti rituali che soffocano la loro vitalità) li condanna alla più atroce delle sconfitte.
La sconfitta della generazione di Mako e Kiyoshi è assimilabile a quella della generazione precedente, incarnata nel personaggio della sorella di Mako, Yuki, e in quello del suo vecchio amante, il medico Akimoto. Va detto, a onor del vero, che questo allargamento del campo di analisi e di riflessione non giova ad Oshima, in quanto introduce nel film fastidiosi elementi di didascalismo, ma almeno una sequenza tra tutte risulta davvero geniale. Mentre la camera inquadra Kiyoshi chino sulla convalescente Mako (che ha appena abortito), noi udiamo le parole fuori campo di Yuki e Akimoto i quali, dietro a un tramezzo, rievocano le antiche illusioni perdute per strada, e questo asincronismo tra immagine e suono fa sì che il dolente dialogo tra i due personaggi più maturi esprima allo stesso tempo, specularmene, la sconfitta dei due giovani protagonisti. Uno dei pregi di Oshima è proprio quello di far interagire reciprocamente il privato e il sociale. "Racconto crudele" è senza dubbio la storia privata della dissoluzione di una coppia, ma è anche sotterraneamente percorso da numerosi accenni, alcuni molto sfumati, alla realtà storica (i cinegiornali sui tumulti in Corea, le manifestazioni del movimento studentesco, la zengakuren, le allusioni alle lotte contro il Trattato di Sicurezza nippo-americano), i quali restituiscono della società giapponese del tempo un quadro quanto mai fedele e autentico: è forse per questo motivo che il film ha prodotto in Giappone un effetto analogo per importanza a quello generato in Europa dal godardiano "Fino all'ultimo respiro".