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ANNI DI PIOMBO regia di Margarethe von Trotta

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amterme63     7 / 10  01/06/2009 13:47:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il soggetto del film è formalmente quello di riflettere sul fenomeno terroristico tedesco, nei fatti il film diventa una profonda e sentimentale descrizione/scavo del rapporto a volte morboso fra due sorelle.
Il terrorismo è visto quindi di riflesso e sempre filtrato attraverso le sensazioni personali e interiori delle persone. Quello che interessa non è l’ideologia ma la persona, non è quindi un film sul terrorismo ma un film su di una terrorista. Lo scopo è quello di considerare queste persone dal punto di vista umano, di far vedere che dentro non sono quei mostri che vengono dipinti, che in qualche maniera le loro ragioni vanno prima comprese e magari poi respinte e comunque mai accanirsi su di loro con la stessa loro inumana logica, considerarli oggetti da eliminare e non persone. La sottile tesi finale è che lo stato si è comportato forse in maniera “terroristica” nei loro confronti, diventando come loro. In fondo questo è un altro film che cerca di capire le ragioni dei “vinti” e offrire pietà per la loro scelta “sbagliata”.
Il punto di vista introspettivo si riflette anche nella struttura del film: ritmo molto lento, splendida colonna sonora, mdp indugiante sui paesaggi, sui volti, sulle scenografie, atmosfera malinconica/sognante/riflessiva. Il ritmo narrativo è molto spezzato ed evanescente e punta più sulle sensazioni che sui fatti esteriori.
Nella prima parte vengono presentati i personaggi facendo luce sulla loro vita, sul loro carattere e sulle loro contraddizioni. Juliane è la sorella “integrata”, si occupa attivamente di diritti civili delle donne e di solidarietà per i bambini del terzo mondo. Convive con un architetto che le vuole molto bene. Nonostante si occupi di umanità sofferente e di bambini, rifiuta di occuparsi del bambino di sua sorella (il padre si è suicidato) e prende la pillola per non averne (il compagno l’accusa non a torto di egoismo). In fondo Juliane ha le stesse idee di sua sorella Marianne, ciò che le divide profondamente è il modo e i tempi per realizzarle. Marianne li vuole subito e con tutti i mezzi possibili. E’ facile mostrare come questa mentalità incida sull’interiorità e sulla vita di Marianne rendendola il contrario di quello che sogna.
Nella seconda parte Marianne viene imprigionata e il film si concentra totalmente sul rapporto fra le due sorelle. Adesso il ritmo narrativo perde qualsiasi nozione di tempo con flashback dell’infanzia delle due che si alternano a squarci drammatici sul presente. Si scava in profondità dentro le loro personalità rivelando legami fittissimi e intensi basati su amore/odio. Le due si dicono tutto, si scontrono, si respingono e allo stesso tempo si legano ancora di più. Viene fuori che il vero amore di Juliane è per sua sorella (il rapporto con il compagno va a gambe all’aria) e la sua vita non diventerà altro che il tentativo di riabilitarne la memoria.
Il film però non è molto preciso ed efficace nell’esprimere e nello spiegare, spesso ci si perde nei passaggi temporali e molti cambiamenti interiori rimangono oscuri oppure strani e incomprensibili. Tutto sommato è pur sempre un film affascinante nonostante i difetti.