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IT: CAPITOLO 2 regia di Andy Muschietti

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Terry Malloy     8 / 10  10/09/2019 19:40:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se dovessi votare solo il film in sé, il secondo capitolo della saga di Muschietti preso singolarmente, probabilmente il voto sarebbe più basso. Questo capitolo è intuitivamente meno bello e meno riuscito del primo, e non soddisfa il palato di un fan, ma nemmeno di chi conosce poco la storia. Questo perché il film fila fin troppo liscio, le sequenze di paura sono meccaniche, i personaggi ridono troppo o piangono troppo, i temi sono dilatati, il finale è troppo retorico, si ha l'impressione che più che un'idea si è seguito un copione.

Tuttavia It è un'opera talmente straordinaria sia nell'horror sia nell'immaginario sia proprio nella filosofia che ci sta dietro, che non me la sento di penalizzare un tentativo comunque monumentale di dare una visività al clown più famoso di sempre. Perché a differenza di tutti gli altri concept horror, It si distacca per esserne una manifestazione fisica e insieme filosofica. It è un mostro dialettico, sia nel bisogno di esorcizzarlo, sia nel bisogno di fuggirne, e i personaggi si agitano all'interno di questo vicolo cieco. It compare negli scenari di violenza (la scena con Dolan), non la provoca di per sé, anzi ne è quasi spaventato, il mostro raccoglie la sua vittima per strada. Se quest'opera è così iconica è perché ha manifestato a un livello razionale una certa nostra paura irrazionale di tutto ciò che ci circonda: non il banale buio di tante opere mediocri, ma una certa paura delle scritte, dei contenitori, del linguaggio, dei palazzi abbandonati, del sangue mestruale, delle cose troppo belle (i clown, i parchi giochi, i palloncini), e soprattutto dei condotti fognari (un'intuizione che da sola vale cento anni di premi nobel per la letteratura). It è un mostro che può essere tutto e niente, grosso e piccino, triste o allegro, perché è un mostro che parla, che argomenta, che discute, che soffre. Nella versione di Muschietti è soprattutto un mostro epico, saggio e arguto, ma anche terribilmente bisognoso di avere a che fare con qualcuno che lo capisca, a costo di esserne distrutto: quindi una versione ossessiva, meno beffarda e violenta. Se nella quasi totalità degli horror i protagonisti fuggono da qualcosa che non conoscono, al contrario It e i suoi emissari conoscono perfettamente i Perdenti, e i Perdenti hanno un rapporto intimo con It, visto che è la concretizzazione delle loro paure ancestrali e originarie. Per questo nessuno di noi smetterà di avere paura di It, qualunque ne sia la versione.