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QUEL CHE RESTA DEL GIORNO regia di James Ivory

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amterme63     8½ / 10  16/03/2008 16:01:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho avuto l’impressione di aver visto una rappresentazione molto dettagliata e profonda di una parte importante di società inglese (la parte “conservatrice”) e in parallelo un’analisi etica e sentimentale di un modo di vivere, di un atteggiamento esistenziale (il “servire la Regola”) che va al di là del periodo storico e della forma sociale con cui viene esposto (quella del “maggiordomo inglese”). In altre parole questo atteggiamente etico, questa forma mentis la si potrebbe applicare ad esempio ai religiosi (seguono la “Regola” e a questa sacrificano tutto), come pure a chi crede ciecamente in certi principi ideologici o politici. Il tutto raccontato in maniera piana, dettagliata, approfondita, oggettiva. Il regista ci dà tutti gli elementi necessari sia narrativi che soprattutto estetici e interiori, per portare in tavola ogni aspetto del complesso inestricabile e contraddittorio con cui si esprime l’animo umano. Una volta “edotto” con tutto quello che oggettivamente si può mostrare, lo spettatore è libero di formulare il suo giudizio, senza essere in questo “forzato” dal regista.
La prima ora e mezza del film, che può apparire lenta e noiosa, è invece essenziale perché mostra i termini nel suo svolgersi normale: conosciamo Lord Darlington, un tipico rappresentante della “conservazione” britannica e quindi legato alle tradizioni, agli usi esteriori, alla superiorità e alla distinzione di poche persone “scelte”, che esplicano principi “nobili” come l’onore. Con la complicità di cause psicologiche (la perdita di un “amico” tedesco), arriva ad ammirare l’autoritarismo e l’esclusivismo nazista, senza accorgersi dell’inganno della bella apparenza e dei bei discorsi. Fatto sta che contribuisce attivamente al formarsi della potenza nazista.
Il film gira però intorno alla figura del maggiordomo Stevens. Lui rappresenta una categoria di gente secondo me molto diffusa: quella che fa dello scopo della propria vita solo quello di “servire” chi è “superiore, nobile, potente”; può essere una persona, un Dio, un principio. Qualsiasi altra considerazione etica o sentimentale, qualsiasi, passa in secondissimo piano. Nella loro testa c’è solo un codice prefissato da seguire rigidamente. Basta vedere il rapporto con suo padre per capire tutto.
Il terzo protagonista del film è Sarah. Lei rappresenta il tentativo di conciliare l’adesione ad un codice etico ben preciso con l’espressione dei propri sentimenti e della propria particolare personalità. E’ lei che vive il conflitto più drammatico del film, proprio perché non ha l’assolutezza delle certezze. Finirà per “fuggire” dalla vita dedicata esclusivamente alle regole preferendo l’incerto, giusto per mantenere la propria libertà interiore. La sua presenza sarà però “l’alternativa” che farà un po’ vacillare chi si sentiva troppo sicuro di sé, diffondendo perciò il conflitto anche in chi ne sembrava esente (Mr Stevens).
Dopo aver presentato i personaggi e delineato approfonditamente il loro modo di vivere e pensare (a costo di “annoiare” lo spettatore con la rappresentazione del “formale” e dell’”abitudinario”), l’ultima mezzora diventa molto drammatica e appassionata e ci mostra l’esito delle contraddizioni dei tre personaggi (senza la lunga introduzione questa mezzora sarebbe incomprensibile). Il sentimento che accomuna a questo punto i tre personaggi è la sensazione “di avere sbagliato”, chi per una ragione, chi per l’altra, con la tragica consapevolezza che ormai “è troppo tardi” e che non resta che “concludere” quello che uno ormai ha iniziato.
Lord Darlington capirà troppo tardi il suo errore e le conseguenze saranno la solitudine e il crollo dei suoi “valori”, finendo per diventare l’ombra di se stesso. Mr Stevens cercherà di riciclarsi con un nuovo “padrone”, ma non sarà più come prima; la sua opera sarà un guscio vuoto, quasi un’attrazione turistica. Una volta sentito il vuoto e la vanità di tutta l’impalcatura che reggeva il suo mondo, non potrà fare a meno di riconsiderare il suo agire e accorgersi di tutti i suoi errori, soprattutto di come non abbia avuto il coraggio di aprire se stesso a Sarah (esemplare la scena bellissima del “romanzo rosa”). Ha avuto la felicità a portata di mano e l’ha sprecata. Ora purtroppo è “troppo tardi”. Anche Sarah ha riconosciuto i suoi errori ma pure per lei le circostanze non offrono via d’uscita se non al prezzo di uno strappo radicale. Visti però i trascorsi, tutti i tre sono ormai diventati schiavi del loro “conservatorismo”, il quale gli si è rivolto contro diventando per loro una vera e propria “prigione”, da cui ormai non sanno o non vogliono più evadere.
jack_torrence  28/08/2012 15:31:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una delle tue più belle "recensioni", Luca.
Ho visto ieri sera per la prima volta questo film e la lettura del tuo commento particolarmente esatto e profondo sta contribuendo moltissimo a farmelo apprezzare.
Ciao
S
amterme63  30/08/2012 22:58:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bene sono contentissimo di averti fatto apprezzare meglio questo splendido film. A risentirci.
Inn10  20/09/2014 23:55:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti ottima recensione
Marco Iafrate  16/03/2008 22:50:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi piacciono sempre tanto le tue analisi così profonde e dettagliate, mi fa piacere se il film ti ha trasmesso qualcosa, il mio affetto è dovuto anche al fatto che quando lo vidi la prima volta, tanti anni fa, ero in uno stato emotivo particolare ("la difficoltà di esternare i propri sentimenti, avere la felicità a portata di mano e non coglierla") e così l'ho portato con me per tanto tempo, ci sono film che se li vedi con un particolare stato d'animo ti ci affezioni in modo particolare, è comunque un bel lavoro; ora mi devo vedere qualche film dei fratelli Taviani, dei quali vedo stai diventando un esperto, ed anche "Dancer in the dark" visto che il tuo bel commento mi ha incuriosito. A presto
amterme63  17/03/2008 08:56:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io invece ti volevo ringraziare tantissimo per averti fatto scoprire questo gioiello. Anche a me ha coinvolto emotivamente e non poco. Purtroppo anch'io per tante circostanze varie, se guardo indietro, vedo di avere preferito spesso lo "status quo" al rischio, pentendomene poi amaramente. E' una situazione che è capitata proprio a tanti e questo film ce la rende così bene che "buca" l'animo di chi guarda. Grazie di nuovo, Marco.