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IO SONO UN EVASO regia di Mervyn LeRoy

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Dom Cobb     7½ / 10  27/04/2018 00:03:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo aver servito la patria nella Prima Guerra Mondiale, un uomo ritorna a casa e finisce in carcere per una serie di sfortunate circostanze, mandato ai lavori forzati; riesce a evadere e per un po' di tempo la fortuna sembra sorridergli, permettendogli di rifarsi una vita come persona rispettabile. Ma il passato torna ben presto a bussare alla sua porta...
Dal punto di vista di uno spettatore moderno, può essere difficile approcciarsi a un film come questo: si tratta infatti di uno dei primi film "sociali", in cui il tema principale è la condanna di uno dei molti problemi della società del tempo, in questo caso le deplorevoli condizioni dei prigionieri nei carceri americani, e in special modo nel sud del paese. Per l'epoca, complice anche il successo enorme del romanzo autobiografico su cui il film si basa, queste tematiche erano sconvolgenti, e non per niente furono argomento di scandalo, capaci di sollevare una maggiore consapevolezza nella popolazione; ma rivisto oggi, l'intensità dell'argomento non sussiste più come allora, sebbene nell'ottica di una più generale critica alle istituzioni non così giuste come si spacciano è ancora tristemente valido. E forse è proprio questo il punto forte del film: nonostante sia molto legato al suo contesto, permane un certo grado di universalità nella morale di fondo, capace di rendere la vicenda appetibile anche per un pubblico moderno.


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A rafforzare tale impressione contribuisce anche l'interpretazione di Paul Muni, star in ascesa di quel tempo, sentita e realistica senza mai essere troppo enfatica. Riesce difficile credere che, nello stesso anno, sia apparso in un ruolo totalmente opposto in "Scarface", al punto da non somigliare neanche a sé stesso. D'altra parte, questo testimonia la sua grande versatilità, e da un valido motivo del perché venisse considerato un fior d'attore.
Per il resto, però, non è che ci sia granché da dire: i comprimari fanno il loro lavoro senza distinguersi troppo, e a livello di struttura il film risulta anche un po' bizzarro, saltando di continuo da uno snodo principale della trama a un altro come in un gioco dell'oca, liquidando le parti in mezzo con dei rapidi montaggi. Certo, in tal modo il ritmo si mantiene sobrio e si va sempre dritti al punto, senza tempi morti o lungaggini, ma si ha sempre la costante impressione che manchi qualcosa per rendere tutto completo, in specie per quanto riguarda i rapporti che il protagonista finisce per stringere.


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Inoltre da da pensare che un film del genere all'epoca della sua uscita venisse considerato intenso, visto che al giorno d'oggi le condizioni miserevoli che mostra nel corso della storia e le scene di maltrattamento fanno sorridere più che altro. Ma la regia di LeRoy, competente anche se senza guizzi particolari, la forza del tema e la bravura di Muni tengono a galla la vicenda fino al finale, affascinante per la sua ambigua cupezza e per il modo in cui, in fin dei conti, non risolve niente, sebbene soffra di un'esecuzione un po' sbrigativa.
Un film importante, senza dubbio, per il caposaldo di un genere che ancora oggi ha una sua attrattiva, ma in retrospettiva con la sua buona dose di difetti; ma per curiosità, o magari per colmare delle lacune di conoscenza del cinema, offre quello che ci si aspetta da un prodotto con la sua età.


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