Dom Cobb 8 / 10 30/07/2017 23:48:39 » Rispondi La Compagnia dell'Anello si è sciolta e ciascuno ora se ne va per la sua strada: mentre Frodo e Sam devono affidarsi all'infido e viscido Gollum per trovare una via d'ingresso alla terra di Mordor per distruggere l'Unico Anello, Merry e Pipino riescono a sfuggire alle grinfie dei crudeli Orchi e trovano rifugio nella foresta di Fangorn, dove vengono accolti dal misterioso Barbalbero; nel frattempo, Aragorn, Gimli e Legolas, all'inseguimento degli Hobbit dispersi, si ricongiungono con un redivivo Gandalf per giungere in soccorso del regno di Rohan, sotto assedio dagli eserciti dello spietato stregone Saruman... Dopo aver trasportato il pubblico nel profondo della mistica e meravigliosa Terra di Mezzo nel primo film, Peter Jackson si è lasciato alle spalle il compito di introdurre fatti e personaggi: ora è l'occasione di gettarsi a capofitto nel vivo della narrazione, senza bisogno di enormi spiegoni per fare costantemente il punto della situazione, salvo dov'è necessario presentare nuovi personaggi e luoghi. Come ogni capitolo centrale di una trilogia, anche questo Le Due Torri si distingue per l'assenza di un inizio e di una fine, ma non è per questo motivo che, personalmente, lo ritengo il meno riuscito della trilogia dell'Anello. A livello tecnico, non ci sono cadute di stile rispetto al primo capitolo: gli unici e spettacolari paesaggi della Nuova Zelanda fanno ancora da sfondo alle molte avventure dei nostri protagonisti, ancora una volta catturate da una bellissima fotografia, con scenografie più scarne, ma comunque ugualmente dettagliate, a contornare il tutto, insieme agli immancabili effetti speciali che mischiano con sapienza modellini, pupazzi in animatronic e animazioni computerizzate.
I risultati migliori sono la città di Edoras, dove il castello del re è stato veramente costruito in cima al colle, mentre il resto delle case viene aggiunto al computer nelle scene panoramiche; l'altro è il Fosso di Helm, una labirintica e fredda fortezza di pietra costituita da un intricato insieme di scale, torri e mura.
Le interpretazioni fanno anche loro la parte del leone: è bello veder tornare la solita combriccola di amici, dove, vista la divisione in vari gruppi, si ha l'occasione di concedere dei momenti ai vari compagni molto più di quanto non fosse possibile nel film precedente.
Si fanno ricordare le schermaglie fra Legolas e Gimli, in particolare la crescente rivalità quando si tratta di chi uccide più nemici.
Ma a distinguersi sono alcuni dei volti nuovi, in particolare Karl Urban, che fa suo un ruolo abbastanza risicato, e Bernard Hill nel ruolo del re Théoden, caduto in disgrazia e in disperata ricerca di redenzione per sé stesso, e di salvezza per il suo popolo; anche Brad Dourif fa quello che gli riesce meglio, il sadico serpente sussurrante che suppongo interpreti in ogni film che fa. Infine c'è lui, il mito, la leggenda, il pioniere delle interpretazioni in performance capture, che ancora oggi molti non sanno neanche che faccia ha: Andy Serkis giganteggia nel ruolo più famoso della sua carriera, quel Gollum che lo ha consacrato presso il grande pubblico. Senza sbilanciarmi troppo, dico che si tratta di una performance con i contromazzi, perfetta e intensa, ma non mi spingo oltre, perché tessere altre lodi saprebbe molto di bugia. E qui arriviamo alle noti dolenti, alcune delle quali, a dirla tutta, sono più problemi che ho io personalmente, e non del film in sé. Le Due Torri, infatti, rappresenta l'apparizione del personaggio di Gollum e il suo sviluppo, lo studio del suo complicato rapporto di dipendenza dall'Anello e molto altro ancora, e la verità è che, come personaggio, non mi è mai piaciuto. Non mi interessa quanto sia complesso o tragico, il problema principale che ho con lui è che è disgustoso. Non riesco a provare simpatia per lui, né pietà, ma d'altra parte i suoi dialoghi con sé stesso sono così divertenti ed esilaranti che non posso neanche odiarlo.
Quando "scaccia" la sua parte malvagia oppure quando si mette a complottare ai danni di Frodo e Sam nella scena finale, non mi trattengo dal ridere. Insomma, come si fa a rimanere seri, la sua pazzia è così lampante e fuori controllo che, se lo si mandasse da uno psichiatra, impazzirebbe anche lui piuttosto che guarirlo.
Passando ai problemi del film in sé, in fondo è uno solo: sebbene potrebbe approfittare del fatto di non dover spiegare più niente per concentrarsi solo sull'azione e sull'avventura, il film prende invece la strada opposta. Così, dopo un inizio scoppiettante, la vicenda assume dei toni molto quieti e riflessivi, atti sicuramente ad approfondire molti dei personaggi, con l'azione ridotta al minimo. Il fatto è che tutto questo tempo viene speso o con Gollum, che come ho detto non mi piace come personaggio, o con la storia d'amore fra Aragorn e l'elfa Arwen, di cui, mi spiace tanto, non m'importa un fico secco, perché tanto lo sappiamo che alla fine, in un modo o nell'altro, finiranno insieme. Perciò, il film si affossa nel ritmo e diventa un po' una mattonata, soprattutto nella parte centrale. Non aiuta il fatto che Frodo qui inizi la sua implacabile parabola discendente come personaggio: se nel primo film riusciva era per lo più innocuo, qui si fa refrattario ad ogni tipo di simpatia o interesse e si riduce a vittima e passivo schiavo dell'Anello, una serie di sguardi vacui da fumato o confusi o tristi o tutto questo insieme che, alle lunghe, stanca. Il fatto che siano sempre Sam o Gollum a salvare la situazione la dice lunga.
"Frodo non avrebbe fatto granché senza Sam" ammette Frodo alla fine del film, ma io rettifico: "Frodo non avrebbe fatto un ca**o senza Sam, sarebbe morto al suo primo incontro con Gollum e ciao ciao".
Inoltre, di tutti i film della trilogia, questo è l'unico a soccombere ad alcune facilonerie di sceneggiatura che sono, nella maggior parte dei casi, dei veri e propri buchi di trama praticamente ignorati.
Già non mi va proprio a genio il modo in cui hanno modificato le vicende di Frodo e Sam quando sono con Faramir: ho capito che vuoi metterci il conflitto, ma alla fine, cos'è che fa cambiare idea a Faramir? Perché all'improvviso non vuole più portare l'Anello dal padre e decide di lasciar andare gli Hobbit? Di certo non perché ha visto Frodo comportarsi da posseduto... Lòrien invia delle truppe in aiuto ai soldati di Rohan al Fosso di Helm, e questo mi va anche bene; solo, avendo presente la mappa di Tolkien, come avrebbero fatto gli elfi ad esser stati mandati il giorno in cui le truppe di Rohan arrivano al fosso e ad arrivare quella stessa sera, prima ancora degli Orchi che erano più vicini? Inoltre, gli uomini al seguito di Eomer sono circa cinquanta durante il loro incontro con Aragorn e soci, ma Aragorn dopo dice che sono duemila, e quando arrivano in soccorso agli assediati alla fine, si sono trasformati in almeno diecimila. Ora, vorrei sapere da dove diavolo sono arrivati tutti questi uomini: cos'è, funzionano come conigli e si moltiplicano nell'arco di giorni? E' intervenuto il Padreterno e ha operato la moltiplicazione dei soldati di Rohan?
A sollevare la baracca ci pensano gli ultimi tre quarti d'ora, con la presentazione della battaglia del Fosso di Helm, una sequenza che porta la spettacolarità della saga a nuovi livelli, dove lo spirito avventuroso della serie si riaffaccia e la vicenda viene risolta nel modo più trionfale e liberatorio possibile. Anche la colonna sonora ci offre dei nuovi temi, ammalianti quanto quelli vecchi (indimenticabile quello, malinconico e maestoso insieme, di Rohan). Alla fin fine, Le Due Torri non è un brutto film, soffre solo di una scrittura giusto un pelino più superficiale del film precedente e di un protagonista, in fin dei conti, pensato in modo sbagliato, nonché di gusti personali che vanno un po' controcorrente rispetto alla maggioranza. Per il resto, si mantiene sui livelli del primo film, intrattiene in modo epico e gratificante, ci da qualche personaggio nuovo per cui fare il tifo e ci lascia in ansia per come la storia va a finire. Come un buon seguito dovrebbe fare.