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VAN GOGH - SULLA SOGLIA DELL'ETERNITA' regia di Julian Schnabel

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marcogiannelli     7 / 10  07/03/2020 17:51:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho fatto fatica ad amare particolarmente questo At Eternity's Gate, che senza dubbio si discosta dal classico biopic, ma che nel provare a rappresentarci i demoni di uno dei pittori più celebri di sempre tenta un approccio ai limiti del poetico, ma un poetico troppo ridondante.
E lo fa in modo coraggioso, per carità, ma non per questo pienamente riuscito.
La descrizione che Schnabel (di cui vedo per la prima volta un film) fa di Van Gogh è quella di un uomo che provava ad amare la vita in tutta la sua essenza. Ad esempio vediamo un momento in cui il pittore dipinge delle radici in cui solo lui vede della bellezza. Tutto sommato una persona che non chiedeva nemmeno tutta questa approvazione, gli bastavano il fratello e poche persone a cui era affezionato. Ma il mondo vedeva in lui un uomo che provava a fare l'artista senza (a loro parere) esserlo veramente, oltre a vederci un mezzo pazzo. Ma in fin dei conti era un uomo semplice e anche abbastanza infantile, legato a cose su cui gli adulti han perso la magia.
E la magia traspare anche nei suoi dipinti, che ritraggono qualcosa di vero ma sempre visto attraverso un filtro che gli permetteva di metterci una magia al suo interno.
E tutto ciò che gli veniva spesso rimproverato, come la celerità nel dipingere, la grossolanità dei colori quasi argillosi o il ripassare più volte su uno stesso punto del dipinto sarà la base per il suo successo.
Schnabel non è d'accordo con la ricostruzione più accurata della morte del suo protagonista, prova a infittire il mistero attorno a quell'evento tragico che portò via il pittore olandese.
E' proprio l'analisi della persona ad essere la cosa più interessante attorno a questo film, il voler restituire un'immagine un pò diversa da quella che è consuetudine se si parla di Vincent Van Gogh.
Ovviamente il dolore è significativo, così come quella dose fortissima di follia.
Bravissimo in questo Willem Dafoe, vero fenomeno ed MVP, capacissimo di entrare in empatia con il suo personaggio e a restituirne un quadro incredibile.
Le campagne francesi fanno da sfondo, in un periodo in cui in sala abbiamo visto 1917 che le sfruttava a sua volta.
La regia di Schnabel è ambiziosa ed è piena di inquadrature a mano, sghembe, dei primissimi piani e di inquadrature sempre diverse, così come una fotografia continuamente cangiante, come l'animo del protagonista. Ecco, sarà anche qualcosa che in molti hanno visto come virtù del film, ma per quanto mi riguarda a volte i virtuosismi mi hanno scollegato dalla pellicola. Questo perché la tendenza a soffermarsi su alcune scene o alcune situazioni hanno fatto perdere ritmo ad una pellicola che poteva tranquillamente durare 20 minuti in meno.
Il sonoro è molto coerente con la scelta stilistica e questo tono acre.
Peccato, perché quando si parla di arte e quando vediamo Van Gogh intento a dipingere (mai i suoi dipinti migliori, sempre sullo sfondo, perché anche quelli meno famosi sono per lui importanti) il film regala emozioni.