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VAN GOGH - SULLA SOGLIA DELL'ETERNITA' regia di Julian Schnabel

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  24/02/2019 05:17:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alla fine Schnabel, regista per cui provo a seconda dei suoi film odio e amore, è riuscito a convincermi, mettendo molto di suo e facendo del "suo" Van Gogh forse il ritratto più incisivo e profondo dai tempi di "Brama di vivere" di Minnelli. Il film mi ha ricordato quasi l'operazione Oscar Wilde da parte di Rupert Everett. Girare in stile "Dogma" (ma credo non si usi più questo termine) può irritare, alcuni dialoghi sullo sfondo dell'erotismo (v. Il dialogo col prete) fanno spazientire chiunque, eppure la bellezza di un'arte che diventa ragione di vita, e che la società di allora non capisce, è resa magnificamente. Non per nulla la fotografia tocca vertici molto alti. E Defoe? Bravo, a volte sembra sopraffatto dal suo personaggio, com'è che mi ricorda tanto il Gesù apocrifo di un vecchio film di Scorsese?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  24/02/2019 05:18:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Volevo dire "eretismo"
Crimson  01/04/2019 22:55:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
MEttendo da parte il suo piacere nel confutare le fonti storiche ad appannagio del museo di Amsterdam del periodo antesignano per eccellenza di profondi campi e controcampi nelle scene di radura, le visioni estasiche di un genio (o follia per davvero=?) che nonostante il cliché dell'uomo pazzoide chizzofrenico non era mai riuscito ad appallottolare nessuna tela per cagliarne il contenuto espressico, qui il Julian Becker della situazione ricordandoci un po' quel Buco che subito uno pensa a male (ma non era elevato a simbolo fallico da Clouzot la sigaretta sempre accesa di Simone Signoret?) di un regista scomparso troppo presto (vedi sequenza del quasi agli antipodi Michael Kohlhaas di vonkleistiana memoria del possente Mikkelsen cfr. quando gli sparano nella boscaglia nel film di Vinterberghiana memoria - dogma 01 - ma centrano un tronco d'albero come nella sequenza dell'inseguimento di Gauguin), certo non correva più il DAfoe come ai vecchi tempi di Platoon quando la sua corsa imberbe alle regole del partito repubblicano della NY da bere targata anni '80 (vero Donald Trump?) veniva violentemente troncata dai vietcong. L'influenza della donna pescarese sull'uomo (cfr. l'attore che è rimasto ancorato a quel cliché del vivere e morire a LA di Friedkiniana memorai ed è anche vero che non è mai riuscito a ingrassare nessuno come l'altrettanto danesone volante Grissom come negli anni (coincidenza o fatalità entrambi danesi?) forse ai tempi di vivere e morire a LA correva molto di più come Dafoe ai tempi dell'uno e dell'altro (vivere e morire e Platonne, coincidenza entrambi del biennio 85-86 come Commando-Codice MAgnum ed entrambi hanno a che vedere con un governatore o presunto tale emigrato da una nazione europea che gioca a sfidare i candidates unio.democratici nella non più affidabilissima California, non più quel residuato hollywoodiano degli anni '50 quando nel film con Tyrone Powell qualcuno escogitava la tecnica dell'accendere due sigarette contemporaneamente (Humphrey l'aveva preceduto come sostanziale influenza del teatro della new liberty del dopoguerra, o in-midst come FALCON FROM MALTA suggeriva fin dall'inqeuivocaDo anno di produzione, sotto gli occhi di tutti come che - coincidenza - cfr. anche Tiziano Sclavi cominciava col Dylan Dog di Everett nell'85 anch'egli.