Dom Cobb 8 / 10 22/12/2018 13:42:34 » Rispondi Negli anni della Depressione, Michael Banks sta attraversando un brutto periodo in seguito a un lutto famigliare e alla minaccia di venir espropriato della propria casa. In aiuto suo e della sua famiglia giunge nuovamente la magica bambinaia Mary Poppins, pronta a risolvere la situazione... Dev'essere stato ugualmente un incubo e un sogno divenuto realtà per tutti gli artisti coinvolti nella sua realizzazione prendere parte a un progetto di una simile portata: il seguito di uno dei film più amati, popolari e osannati non solo nella storia della Disney, ma anche nella storia del cinema in generale, e in particolare quello per famiglie. Si tratta di uno di quei progetti dove, a dispetto degli sforzi compiuti per rendere l'esperienza la migliore di sempre, è impossibile ricatturare del tutto qualcosa di così elusivo come l'aura magica del capostipite, che è stato a tutti gli effetti un evento irripetibile. Ma alla fin fine, questo conta poco, perché sebbene lo scopo lucrativo dell'intera l'operazione sia evidente, "Il ritorno di Mary Poppins" funziona a meraviglia: per usare un paradosso, si tratta di uno di quei film che non fanno più. Uno che rigetta consapevolmente i passi avanti fatti a livello narrativo negli ultimi decenni e sceglie invece di allinearsi allo stile di un cinema per famiglie piacevolmente vecchia scuola, semplice, diretto e privo di complicazioni. Uno che, se non fosse per il montaggio serrato durante i momenti musicali, l'impiego di tecniche digitali e alcune angolazioni che ne tradiscono la produzione recente, sembra essere uscito dritto dritto dagli anni '60 che tanto omaggia. Ma il vero motivo per cui il film funziona, parlando da uno che non è mai stato del tutto rapito dal capostipite e non ci è cresciuto come tanti altri, è che riesce ad essere simile al primo nei modi giusti e diverso dal primo nei modi giusti: la struttura narrativa ricalca pari pari quella del primo film (a volte anche troppo, ad essere sinceri), ma cambia il periodo (gli anni '30), cambiano i personaggi (gli unici a tornare dal precedente film sono i due ex bambini Michael e Jane) e soprattutto cambiano le canzoni. E' stata una mossa molto saggia scartare tutte le canzoni dell'originale a favore di una colonna sonora indipendente, e sebbene molte delle canzoni impiegate funzionano da evidente "rimpiazzo" in situazioni analoghe a quelle del primo, si rivelano comunque brillanti, le coreografie energiche e pervase da un "sense of fun" cui è difficile resistere; dettagli che per i fan sfegatati del primo non saranno sufficienti a differenziarlo, ma che per me sono bastati.
Le parti migliori, musicalmente parlando, sono senza alcun dubbio "Beneath the lovely London Sky", che apre e chiude il film, la simpaticissima "A cover is not the book" e soprattutto la scatenata "Trip a little light fantastic".
Ammetto, inoltre, di essermi goduto questo film un po' più del primo, se non altro perché con il seguito ho meno problemi. Nonostante una certa abbondanza di cliché, la narrazione qui mi è sembrata in qualche modo più compatta, integrata nella trama principale in un modo più organico;
Nel primo film, sequenze come quella animata o la visita dallo zio matto erano delle parentesi a sé stanti che con la storia c'entravano poco o nulla, che si potevano pure tagliare senza che ci si perdesse nulla (ad eccezione forse della parola "Supercalifragilisticexpiralidoso", il cui ruolo nella vicenda è comunque molto limitato). Qui invece, la visita dalla cugina sottosopra ha un suo perché, visto che deve riparare il vaso di porcellana che i bambini intendono vendere per salvare la casa con i soldi del ricavato; il tentativo fallisce perché si scopre che in realtà il vaso non vale molto, ma ciò rappresenta comunque uno sviluppo narrativo necessario per andare avanti. Tagliare quella sequenza avrebbe perciò danneggiato il ritmo e creato un buco. Stessa cosa per la sequenza animata, che finisce per diventare una riflessione degli eventi nella vita reale che cospirano per far perdere la casa ai protagonisti.
ho apprezzato in modo particolare la maniera in cui gag ricorrenti o eventi a prima vista casuali ritornino in seguito nella storia assumendo una certa importanza, un elemento che nel primo film non era presente.
Il Big Ben che suona cinque minuti in anticipo diventa la base per tutto il climax finale mentre la sequenza animata presenta dei villain che si rivelano essere una caricatura degli uomini della banca (la sagoma che gioca con l'orologio da taschino) una cosa che francamente non mi aspettavo.
sebbene certi sviluppi narrativi, soprattutto nel terzo atto, possano far storcere il naso ad alcuni.
Il finale è una corsa contro il tempo per presentare al "cattivo" boss della banca dei documenti, con tanto di acrobazie e diretti interventi magici da parte di Mary Poppins che, sebbene un po' forzati, non stonano troppo con l'atmosfera del resto del film.
Ho già menzionato le canzoni e la colonna sonora, ad opera di Marc Shaiman e Scott Whittman, brillanti e simpaticissime, anche se forse mi toccherà ascoltarle più di una volta per ricordarmele a dovere. Gli attori fanno tutti la loro parte: la Blunt è un'ottima Poppins, più severa e forse meno calorosa della Andrews, ma di gran classe nondimeno. A farle da spalla Lin-Manuel Miranda, in un ruolo che si rifà molto al Bert del primo film ma che francamente trovo più simpatico, più che altro perché più spontaneo e non tenta di esagerare come Dick Van Dyke troppo spesso aveva la tendenza a fare. I bambini se la cavano, le star di contorno si adeguano con consumata professionalità, ma a sorprendere è Ben Wishaw, che ho trovato inaspettatamente toccante. Infine, come non parlare del motivo principale per cui il film ha attirato la mia attenzione? Che gioia è per me rivedere la cara, vecchia animazione a mano sul grande schermo, un'arte sull'orlo dell'estinzione che necessita assolutamente di un grande ritorno. La sensazione che dà vedere questi disegni bidimensionali dotati di una tale irresistibile personalità è indescrivibile, e anche solo per questo mi risulta impossibile dare al film un voto negativo. Spero davvero che l'impiego di questo tipo di animazione non si limiti a sporadiche apparizioni in produzioni miste e che presto ritorni pienamente in auge. Sebbene trovi questo seguito più godibile del primo film (di poco), non saprei dire se ciò lo rende oggettivamente un film migliore; probabilmente no, fosse anche solo per quanto ci si attiene a una formula e una struttura narrativa già stabiliti. Comunque, "Il ritorno di Mary Poppins" va abbastanza vicino a catturare la magia dell'originale da risultare un efficace spruzzo di nostalgia.