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COLD WAR (2018) regia di Paweł Pawlikowski

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kafka62     8 / 10  21/12/2018 14:28:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prendete la trilogia di Linklater (quello di "Prima dell'alba" e dei suoi due seguiti con Ethan Hawke e Julie Delpy), tagliate quasi del tutto i fitti dialoghi e mettete al loro posto musiche e canzoni, spostate la storia indietro di mezzo secolo, sostituite i generosi colori realistici con un elegante e virtuosistico bianco e nero, e forse potete farvi una pallida idea di cos'è "Cold war". Pawel Pawlikowski, cinque anni dopo l'acclamato "Ida", alza ancora l'asticella e racconta la memorabile storia d'amore di Wiktor e Zuzanna: anzi, sarebbe più appropriato dire che racconta il loro amore (un amour fou come quelli di una volta, disperato e romantico, alla "Breve incontro" per intenderci) senza la storia, perché con un procedimento spericolatamente ellittico decide di trascurare completamente i passaggi intermedi per concentrarsi solamente sulle poche sequenze, separate tra loro da mesi o addirittura anni, in cui i due protagonisti riescono a ritrovarsi, dopo avere più e più volte rischiato di perdersi per sempre. E' miracoloso come una pellicola così prosciugata di pathos e melodramma (e girata oltretutto con un claustrofobico formato 4:3) riesca a emozionare così tanto, e perfino a descrivere, con pochi sapienti tratti un'epoca e una condizione esistenziale. Negli ottanta minuti di "Cold war" sono le canzoni a scandire il tempo e i sentimenti, dal folk tradizionale agli inni di regime, dal jazz dei club parigini a Edith Piaf e a "Rock around the clock", per toccare perfino "24 mila baci" e le Variazioni Goldberg di Bach. Note eloquenti e spesso meravigliose (i canti del gruppo Mazarek), a volte metaforiche pur essendo sempre rigorosamente diegetiche, che i personaggi (un Tomasz Kot romantico e bel tenebroso e una Joanna Kulig "femme fatale" dal carattere imprevedibile) attraversano, come le frontiere dei tanti paesi al qua e al di là della cortina di ferro (Polonia, Germania, Jugoslavia e Francia), con tenace, a tratti autodistruttiva ma sempre inesauribile voglia di vivere e di amare. A tratti mi è sembrato quasi che Zuzanna e Wiktor fossero i genitori spirituali dei "lalalandiani" Ryan Gosling ed Emma Stone, con un bellissimo finale (che si chiude negli stessi luoghi tarkovskijani nei quali quindici anni prima era iniziata la loro storia d'amore) che non se la sente di lasciar spegnere la fiammella della speranza. "Cold war" è un film struggente e meraviglioso, che si è ampiamente meritato tanto gli elogi della critica quanto il premio di miglior film europeo dell'anno.