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LA PALLA NUMERO 13 regia di Buster Keaton

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Harpo     10 / 10  26/02/2007 00:28:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Delle poche pellicole che ho visto di Buster Keaton, "La palla numero 13" è probabilmente la sua migliore. Prototipo del cinema comico muto, "Sherlock Jr." è ampliamente catalogabile tra i dieci film divertenti migliori di tutti i tempi. Buster Keaton era avanti anni luce rispetto a qualunque comico di quel periodo (fatta forse eccezione per Chaplin che, comunque, non è un comico nel senso stretto del termine). Tutta la pellicola ha un ritmo alquanto veloce e in particolar modo nella prima bobina ci sono delle gag che vengono tutt'ora imitate (se si tiene poi conto che questo film ha più di 80 anni, la cosa è assolutamente notevole). Si ride sempre, forse mai a squarciagola, ma comunque non si rimane mai per più di un minuto senza sorridere o sghignazzare. Anche solo la prima scena (con Buster che legge il libro "Lezioni su come diventare investigatori") è memorabile. Tutto il secondo tempo, poi, ha un respiro fortemente surrealista e l'inseguimento tocca i vertici della comicità muta. Una sceneggiatura solida e un montaggio intelligente contribuiscono ulteriormente a rendere “La palla n. 13” una pietra miliare.

Ora, però, pensate a questo: Buster Keaton è stato il più grande comico muto di tutti i tempi. Non ci piove. Dal 1929 egli è rimasto praticamente senza lavoro: nessuna casa di produzione accettava di produrre suoi film. La MGM lo licenziò e lui interpretò pellicola di serie C. Keaton andò incontro a gravissime perdite; divorziò svariate volte, divenne un alcolizzato, perse tutti i suoi soldi diventando poco più di un barbone. Solo alla fine della sua vita riuscì a riacquistare popolarità (grazie anche a dei cammeo in film come "Sunset boulevard" o "Limelight").
In questi anni stiamo assistendo a un crollo verticale del livello qualitativo del cinema comico: dagli USA all'Italia praticamente nessuno produce un film comico decente. Ma i produttori badano bene a dare miliardi su miliardi a "comici" come Boldi o De Sica. Il mio è più che altro un discorso di sfogo, però riesce a rendere l'idea di come l'industria cinematografica non sia interessata alla qualità (dei film), ma alla quantità (degli incassi). Oggi come allora. Ma almeno, allora, di grandi comici ce n’erano ancora (e ovviamente non potevano lavorare). Invece adesso è più facile trovare un pozzo di petrolio nel proprio giardino di casa rispetto a un buon comico.