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LA SELVA DEI DANNATI regia di Luis Buñuel

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Invia una mail all'autore del commento wega     8 / 10  24/12/2008 13:30:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto bello, sembrerebbe un Bunuel atipico, ma è proprio l' ambiguità (tema sempre presente in tutte le opere bunuelliane) a fare da cardine a questo film, soprattutto l' ambiguita -manco farlo apposta- del prete, interpretato da Michel Piccoli. Il vero Bunuel arriva nella seconda parte, la prima ora è un lunghissimo preambolo di tafferugli urbani, ed il referente potrebbe essere benissimo "I Figli della Violenza" di cinque anni prima. I film di questo regista vanno sempre al di là della realtà, surrealismo per l' appunto, con un solido legame al cinema in quanto forma di spettacolo, la seconda parte, infatti, è una fuga attraverso la selva, dove il bisogno di solidarietà rompe gli equilibri tra l' essere e l' apparire, le persone sembrano cambiare ma in realtà si riveleranno, appena cessata il pericolo di non farcela, esattamente come erano prima. La putt.ana resta una putt.ana, il prete si rivelererà come non si penserebbe mai potesse essere, lo sguaiato rimane lo sguaiato che era. Ferme restando nella seconda parte come evento spettacolare, Bunuel non sembra interessato a mostrare completamente la dinamica degli eventi, ma solo ciò che succede in quel luogo, che si trasforma, per lo spettatore, in un teatro di posa e niente più, dove sono mostrati solo gli effetti delle circostanze (vengono trovati e portati i viveri ma non si sa da dove, gli spari hanno luogo, ma sono "off", etc). Finale alla Bunuel, restano ancora più interrogativi. Un gran bel film a colori, e i limiti cromatici del Technicolor a tre pellicole di allora, che Renoir riteneva "affidabile" solo per i colori dell' India (vedi "Il Fiume"), per il surrealismo di "La Selva dei Dannati" è perfetto, un vero "spettacolo". E mo m' aspetta "L' Angelo Sterminatore" e "Viridiana". Bellissimo aver scoperto Luis Bunuel.