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FRANK COSTELLO FACCIA D'ANGELO regia di Jean-Pierre Melville

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  12/11/2009 00:43:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Semplicemente perfetto: un noir che è soprattutto un'apologo amaro sulla solitudine umana, con un Delon glaciale e impassibile come non mai (tradisce un momento di emotiva amarezza in un primo piano che per certi versi è sufficiente a catturare l'essenza dolorosa del personaggio).
Dominato da un rigore cronologico che sembra infinito ma in realtà dura in un contesto di poche ore o giorni, il film di Melville riesce miracolosamente a tributare i modelli americani senza essere inutilmente citazionista (cfr. il mazzo di chiavi come codice di accesso all'inviolabilità è da manuale Hitchcockiano).
Notevolissime anche le sequenze degli esterni, con quella caccia nei metrò parigini e l'itinerario allucinante di una mappa cifrata: una città di 10 milioni di abitanti può diventare una trappola senza via d'uscita.
Il Samurai simboleggia l'autentica disperazione privata e al contempo il codice del silenzio (del dominio di sè) ben interiorizzato dalle prime frasi del film.
Un silenzio che dura solo 5 minuti all'inizio, quasi un'eternità rispetto alla norma, dove le uniche voci a spezzare la quiete sembrano essere l'abbaiare di un cane o il canto di un uccello domestico.
In effetti il tempo per Melville sembra volersi sbarazzare per sempre del suo significato essenziale

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