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BREVE INCONTRO regia di David Lean

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amterme63     10 / 10  13/10/2012 10:41:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che film meraviglioso! Mi ha lasciato incantato. Secondo me è fino ad ora il più bel film melodrammatico che abbia mai visto. C'è una finezza di rappresentazione, una pienezza di espressione, una profondità di coinvolgimento che ho trovato così perfetta solo in pochissimi altri film (quelli di Sirk, di Bergman e di Ang Lee).
Qual è il segreto del film? Tanti elementi messi insieme.
Prima di tutto la splendida direzione di David Lean. La mdp si trova sempre al momento giusto, nella posizione giusta per descrivere i sentimenti, tutti i suoi risvolti, anche quelli non espressi. Ci sono alcune scene memorabili che mi rimarranno sempre impresse. Su tutte quella in cui Laura fantastica specchiandosi nel finestrino del treno: vediamo in maniera sfuocata e riflessa le sue espressioni molto naturali e spontanee (stupenda e bravissima Celia Johnson), dietro s'intravede la campagna della sera tardi che scorre veloce (la scena è stata girata in un treno vero), in più in sovraimpressione scorrono le fantasticherie impossibili di Laura. E' una scena perfetta, molto molto espressiva e anche molto naturale (chi di noi non si è ritrovato a fantasticare guardando la propria faccia riflessa su di un finestrino del treno?). In genere tutte le scene in cui sono coinvolti specchi sono splendide, meravigliose; solo Sirk e Bergman sapranno essere all'altezza.
Anche il gioco di primi piani, campo-controcampo, sguardi in soggettiva illustra splendidamente (a volte anche a contrasto) lo stato d'animo della protagonista assoluta. Infatti solo l'animo di Laura viene sviscerato, il carattere degli altri personaggi appare in maniera riflessa (anche se molto chiara). A completare il magnifico quadro c'è la colonna sonora: mai film e musica si sono fusi in maniera così perfetta. Rachmaninov e "Breve incontro" saranno da ora in poi per me una cosa sola.
A rendere ancora più forte e intensa la partecipazione emotiva dello spettatore c'è la particolare tecnica a trama differita. Cioè vediamo prima il risultato (Laura affranta ed emotivamente distrutta) e poi tramite i suoi ricordi in flashback e il flusso di coscienza (alla Joyce) viviamo e riflettiamo sui suoi turbamenti. Condivisione e riflessione si accompagnano quindi in un gioco molto fine. L'oggettività infatti non è sospesa, perché quello che viene rappresentato spesso contrasta con quello che viene espresso da Laura (lei si dice felice e contenta di suo marito, ma le immagini di lui sprofondato nelle parole crociate che manco le bada, contrastano con questo suo assunto).
Bellissima ed efficace anche l'ambientazione in cui si svolge prevalentemente la storia. Non c'è niente di meglio della stazione ferroviaria, coi i suoi convogli che portano via (metafora del viaggio e della fuga) ma anche con i suoi orari stringenti (ossessivo il pensiero di non perdere il treno, cioè di conservare la stabilità sociale acquisita) per rendere ancora di più drammatica ed emotiva la storia.
Riusciamo noi spettatori della cinica e materialista epoca postmoderna a capire questo film? Secondo me sì, perché i sentimenti espressi sono troppo sinceri per non essere capiti. Per noi magari sono assurdi tutti gli scrupoli di Laura, non capiamo perché non vuole trasgredire a ciò che è socialmente accettato. E' normale per noi vivere in maniera doppia, con una facciata rispettabile e irreprensibile e una vita non in vista trasgressiva e sregolata, essere tranquilli e in pace con la coscienza essendo sposati con famiglia e avere l'amante, una persona con cui sfogarsi sessualmente ed emotivamente.
Laura rappresenta una purezza e una coerenza sentimentale che forse è andata persa, è stata svalutata, ma che però riusciamo forse ancora a capire e perché no, ad apprezzare, a darle tuttora dignità e valore.