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IL GRANDE CALDO regia di Fritz Lang

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Marco Iafrate     8 / 10  02/10/2007 22:24:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dalla prima inquadratura (la camera si sofferma su una pistola poggiata su un comodino) intuiamo quello che ci aspetta da questo magnifico poliziesco, la violenza allo stato puro. Indubbiamente il film più audace e spietato di Fritz Lang che come tema principale ha la vendetta. Gli stereotipi ci sono tutti : poliziotto onesto, quadretto familiare modello americano (moglie carina e affettuosa e figlioletta al seguito), colleghi e superiori corrotti dalla criminalità, un suicidio sospetto, il poliziotto che cerca di scoprire la verità pestando i piedi alla cupola, la ritorsione. L'ottima sceneggiatura accompagna le azioni di Bannion (un grande Glenn Ford) in un crescendo entusiasmante con la macchina da presa quasi sempre in soggettiva per far immedesimare lo spettatore nel ruolo di protagonista. La violenza c'è ma non è sotto i riflettori, anche quando è nascosta si percepisce e questo dona ancora più interesse al film. Su questo aspetto c'è da fare una considerazione, a parlare oggi di "violenza" in un film degli anni '50 bisogna predisporsi mentalmente per accettare il termine per come lo viviamo adesso sugli schermi, ve l'immaginate in un film di Tarantino, oggi, se, durante ogni omicidio o azione violenta la macchina da presa dovesse inquadrare il soffitto facendo solo immaginare quello che succede? Ora si ha la tendenza a mostrare quello che prima si lasciava intuire, la morale lascia il posto all'effetto, l'esibizione prende il posto della suspence.
Il Grande Caldo non può non far venire in mente il più recente Serpico di Lumet, cosi' come Al Pacino anche Glenn Ford lotta contro il sistema corrotto che regna nella società e nello specifico in polizia, diventando una sorta di giustiziere della notte abbandonato da tutti, gli rimane vicina soltanto la bellissima e conturbante Gloria Grahame che dopo il famoso gesto della tazza di caffè bollente di Lee marvin, verrà elevata, dalle conseguenze fisiche e morali, a figura più importante del film, una sua coraggiosa decisione porta alla svolta dell'intrigo. Pur rientrando nel periodo Hollywoodiano il regista Viennese conserva le ipnotiche atmosfere dei migliori Noir anni '40 nonostante venisse da un momento della sua carriera non particolarmente brillante.