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BANDE A PART regia di Jean-Luc Godard

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amterme63     8 / 10  12/12/2012 22:45:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si può dire che Godard nei suoi primi film avesse un tocco particolarmente felice nel ritrarre gente giovane. Sapeva rappresentare soprattutto la gioventù in sé, con le indecisioni, i sogni, le pazzie, la scoperta delle difficoltà vita affrontate comunque con uno spirito un po' incosciente, un po' divertito, un po' disilluso. Insomma, nessuno come Godard ci ha dato ritratti così espressivi, sinceri e realistici della gioventù. Soprattutto lo ha fatto in maniera molto artistica, anzi sottolineando proprio che si trattava di una storia, di un'invenzione costruita ad arte, dimostrando così che la fantasia riesce benissimo a riprodurre l'essenza del reale.
Il protagonista di "Bande à part" è secondo me la gioventù, in particolar modo quella francese di inizi anni '60, anche se in fondo un po' tutta la gioventù è rappresentata nel film.
A Godard interessa relativamente raccontare una storia (il ritmo è decisamente blando, pieno di scene e descrizioni non direttamente attinenti a questa), più che altro è interessato a offrirci un ritratto il più caratterizzato possibile di 3 ragazzi, di farceli conoscere e amare. Lo fa mostrandoci il loro modo di comportarsi, di interagire fra di loro (ci sono tanti dialoghi anche di cose banali o scherzose) e ce li fa vedere soprattutto in presa diretta, negli ambienti di tutti i giorni. Vediamo e sentiamo Parigi dal vero, senza filtri, con i bar rumorosi, la metropolitana; di giorno, di notte; nei suoi angoli più famosi, oppure in una banale e fangosa periferia.
Proprio per esaltare il fatto che si tratta di giovani comuni nel loro ambiente quotidiano, Godard privilegia i piani sequenza, i campi lunghi o medi. I rari primi piani sono molto espressivi e delicati. Poi, come detto, Godard entra direttamente nel film (con la voce off, con vari trucchi, con il richiamo alla tradizione cinematografica noir o di serie B) allo scopo di arricchire ciò che rappresenta e per ribadire la sua idea della superiorità dell'artistico e spirituale sul prosaico e materiale. La sceneggiature di derivazione noir è perciò solo un escamotage, un semplice mezzo per esaltare e riportarci nella sua freschezza e bellezza, nella sua simpatica imperfezione, lo spirito giovanile.
Tarantino ha preso a modello questo film per il suo cinema, ma se da un punto di vista formale ci sono affinità fra Tarantino e Godard, dal punto di vista sostanziale c'è un abisso. Godard romanzava la vita quotidiana, Tarantino rendeva quotidiana la finzione; in altre parole in Godard troviamo sempre e comunque personaggi vivi, veri, complessi che si comportano come in un film (o imitano i film), in Tarantino troviamo invece personaggi piatti, unidimensionali, tipici della finzione, che cercano di comportarsi come persone normali e banali.
Gli attori di "Bande à part" sono veramente molto bravi. Anna Karina è eccezionale (io ho un debole per lei), fra gli interpreti maschili mi è piaciuto soprattutto Claude Brasseur.
"Bande à part" è un film che va visto due volte. La prima volta si rimane interdetti e annoiati per il procedere slegato e inconcludente, la seconda volta ci accorgiamo di tanti piccoli gioielli visivi sparsi in tante scene e della freschezza ed espressività dei personaggi. Così è stato per me, che con il passare dei giorni dopo la visione, ripensadoci, l'ho rivalutato molto.