pier91 7½ / 10 09/02/2012 17:26:28 » Rispondi "A volte ho sentito i venti della megalomania darmi alla testa, ma sono stato immune. Ho bisogno solo per un secondo di ricordare a me stesso l'assoluta irrilevanza dell'arte nel mondo umano al fine di raggelarmi di nuovo. Ma questo non significa che l'impulso non rimanga. " E' tanto viscerale quest'inquietudine, tanto sentita da Bergman, che per raccontarla cerca di allontanarsene, come per assumere uno sguardo lucido pur nel delirio paranoico delle immagini . E vi riesce, tutto nella messa in scena è impeccabile: la musica, i giochi di luce, le sequenze allucinate, le ambientazioni (il castello mi ricorda quello felliniano de "La dolce vita"). Una perfezione che ho gustato ed ammirato. Sottolineato ciò, il Bergman che amo è più libero e spontaneo.