caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ORA DEL LUPO regia di Ingmar Bergman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  20/05/2010 22:27:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Premesso che di Bergman conosco (ancora) solo il 20 per cento della sua filmografia, devo dire che L'ora del lupo è, nonostante i suoi difetti (a un certo punto del film l'esuberanza stilistica finisce per non trovare sbocco) un'esperienza da fare. Probabilmente ha influenzato i registi più disparati, da Tarkovskji a Von Trier (soprattutto quest'ultimo viste le associazioni visive e simboliche con il controverso "Antichrist").
Frasi come "tu non puoi vederci ma noi vediamo te" o "fra poco spunta il giorno, e allora potrai dormire" dominano nella solitudine dell'artista, soprattutto nel momento più bello del film, quando arriva a rendere finalmente partecipe la partner delle sue paure, finora esclusivamente espresse nell'inferno espressivo delle pagine di un diario.
Bergman finisce talvolta per impatanarsi nel simbolo, nell'esposizione visiva delle ossessioni artistiche e filosofiche (la pur bellissima sequenza della festa è puro manierismo à la Jean Cocteau) ma il grande impatto espressivo del film ne esce anche per questo rafforzato.
Così come una splendida, straordinaria Liv Ullmann, così intensa anche nelle sfumature del suo personaggio, così puro e neutro ma non immune ai tanti interrogativi sulle direzioni del Male, ferìta sì ma dall'imbarazzante esperienza di "non essere stata abbastanza vicina" al suo uomo.
Fantasmi veri e presunti poi prendono forme più convenzionali, apparentemente, soggiogati da un gioco a incastro dove si annida soprattutto l'ambiguità umana in generale