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L'ORA DEL LUPO regia di Ingmar Bergman

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JOKER1926     7 / 10  17/08/2009 19:57:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Proiettato nello stesso anno (1966) di “Persona” nelle sale cinematografiche “L’ora del lupo” di Ingmar Bergman risulta essere un film indubbiamente particolare con spiccati sbocchi metaforici che evocano numerosi e clamorosi concetti.

“L’ora del lupo” e’ un film “criptico” , insomma la regia risulta essere molto ermetica e dunque confeziona una pellicola molto “ambigua” e di ardua interpretazione.
“Spulciando” nella mente di Bergman, o meglio ne “L’ora del lupo” a Mio avviso e’ possibile intuire (almeno parte) del messaggio (o meglio dei messaggi) di Ingmar, da segnalare dunque le scene simboliche che rimandano alla solitudine umana, alla solitudine che scagiona l’ignoto ( vedi gli spunti attinti da Kubrick nel film “Shining”) fatto di personaggi stranissimi suggestivi e altamente “distruttivi”; fra gli altri “segmenti” concettuali troviamo sicuramente quello dell’amore/fedeltà/tradimento che dilaga, invade gli animi dei protagonisti pressoché per tutto il tempo, i “fantasmi” pulsano nella mente e tracciano in modo beffardo la via della morte e della distruzione materiale/psicologica…

“L’ora del lupo” e’ una stanza enigmatica, il buio e la paura accompagnano la mente in un viaggio più grande di essa; si perde la percezione del reale sprofondando in modo prettamente consequenziale in un vortice “ignoto” sfociante, sistematicamente, nella malata celebrazione di essa (ovvero della psiche umana.)

Bergman costella la sua pellicola di metafore, simbologie (a tratti tale pellicola ricorda prodotti cinematografici di Fellini), da segnalare le icone dei “mostri”(ovvero la donna del cappello e soprattutto l’icona con il “becco” a questo punto sono palesi ed obbligatori i richiami ai dialoghi iniziali del film che regalano allo spettatore un qualcosa di indescrivibile…), essi sono le “levi” della mente e rappresentano la paura, l’ipocrisia…
Da segnalare (sul piano delle metafore) la sequenza del bambino che rievoca in modo palese paure e drammi consumati in precedenti spazi temporali (da ciò potrebbe prendere vita una clamorosa chiave di lettura subliminale che spiazza fra il tradimento e la morte, forse un aborto, di un bambino, ma Bergman idealizza il rimorso della morte, ovvero l’aborto in una visione “diversa” e dunque affida le chiavi di lettura, cioè di sofferenza agli “occhi” dell’uomo dissomiglianti, indubbiamente, da quelle materne).

“L’ora del lupo” regala un finale da repulsioni e la regia “abbonda” con simbologie inquietanti e ridondanti, film in parte anche autobiografico.

In chiusura da celebrare anche (come minimo!) la parte tecnica ornata da una fotografia da applausi intrisa in atmosfere cupe, soffocanti ed inquietanti, impeccabili e geniali le inquadrature; da segnalare gli scenari e soprattutto gli attori in grande spolvero.

“L’ora del lupo” Secondo Me e’ un Opera “personale” che nasconde una grande quantità di richiami (fra cui anche quello dell’omosessualità) amalgamati in agghiaccianti ricordi di una vita passata; questo film (a Mio parere inferiore a “Persona”) e’ un film da apprezzare, magari tale pellicola (a volte) e troppo “simbolica” ed ermetica (ancora piu’ di “Persona”!) ma non Parlerei di difetto oggettivo…

JOKER1926