caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ORA DEL LUPO regia di Ingmar Bergman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ivs82     7 / 10  14/08/2006 18:41:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"L'ora del lupo", nato da un manoscritto a cui l'autore svedese aveva lavorato per diverso tempo e intitolato "I mangiatori d'uomini", è uno dei suoi film più personali e sperimentali.
Personale in quanto i fantasmi, o meglio dire i demoni che metaforicamente divorano il protagonista Johan, altro non sono che la proiezione su celluloide dei traumi infantili, dei fallimenti amorosi e degli incubi che hanno tormentato il regista per anni.
E sperimentale perchè con esso Bergman, pur non rinunciando all'analisi introspettiva e intima che ha da sempre caratterizzato il suo cinema, decide di virare i toni verso la fiaba nera e l'horror gotico.
L' "ora del lupo" è infatti uno specchio che mette a nudo l'interiorità, scardina le certezze e porta inevitabilmente ciascuno a fare i conti col proprio passato. Un mostro che trascina l'individuo verso le paure più inconsce e lo costringe a rimettere in discussione la sua stessa esistenza: inutile sfuggirgli perchè come il buio esso avvinghia, intrappola e non lascia alcuna via d'uscita. E chi meglio del grande Sven Nykvist poteva dare forma a questa discesa negli inferi? Chiaroscuri che atteriscono, ombre che celano mostruosità e deformano la percezione sensoriale, parti della fantasia che entrano prepotentemente nella realtà. Stilisticamente ci troviamo di fronte ad un compendio di quasi un secolo di cinema: si possono intravedere Murnau e il suo Nosferatu, gli incubi di Isak Borg, il Toby Dammitt di Fellini, l'incomunicabilità di Antonioni, i personaggi grotteschi e patetici di Luis Bunuel, l'acqua purificatrice di Tarkovskij.
Tutti elementi che danno vita ad un'opera complessa, per certi versi di difficile comprensione e assimilazione, ma senza dubbio affascinante e "disturbante". Se non fosse per l'eccessiva verbosità e per alcuni vezzi formali che appesantiscono la narrazione e sono sintomo di eccessiva pretenziosità, staremmo a parlare di capolavoro. Ma nonostante queste pecche non si può negare il valore intrinseco della pellicola, che ha senza dubbio influenzato numerosi cineasti a venire: il Kubrick di "Shining" e il Lynch di "Eraserhead" partono infatti da qui.