Dom Cobb 6½ / 10 15/09/2019 20:42:34 » Rispondi Alcuni membri di un plotone di soldati rientrato a casa dalla guerra di Corea inizia ad avere incubi ricorrenti sugli accadimenti in merito a una missione di pattugliamento. Uno di loro, il capitano Marco, decide di investigare e scopre un'agghiacciante verità... Uno dei thriller più caratteristici del suo genere, per anni ho associato il suo titolo al remake omonimo con Denzel Washington, di cui ho intravisto spezzoni in televisione per anni senza mai guardarmelo veramente. Ancora adesso non sono molto sicuro di quanto la storia in sé, sia la versione vecchia che quella nuova, goda di popolarità presso il grande pubblico, ma immagino che a lungo andare non abbia importanza. Ciò che conta è che ho sempre avuto l'impressione che questo originale fosse più un film minore che un caposaldo nel vero senso della parola, un'opera di prim'ordine per intenderci, e niente di quello che ho visto mi ha fatto cambiare idea. Ora, non stiamo parlando necessariamente di un brutto film, visto che gli elementi di base sono tutti validi: la regia di Frankenheimer è solida, le recitazioni, Sinatra ed Harvey in primis, sono convincenti ed ispirate e il comparto tecnico è davvero ineccepibile: si distinguono in particolare un bianco e nero che aumenta il senso claustrofobico e paranoico della vicenda e un montaggio a tratti notevole.
In particolare il piano sequenza in cui i soldati del plotone vengono sottoposti al lavaggio del cervello, dove la stanza vera e lo spazio finto ricreato nelle menti degli uomini si alternano senza soluzione di continuità in quella che sembra un'unica sequenza senza tagli.
I problemi, semmai, derivano dalla storia stessa, e più precisamente dal suo svolgimento: di per sé sarebbe già abbastanza intrigante da suscitare l'interesse necessario a seguire le due ore di durata, ma la sceneggiatura nel tentativo di aumentare il clima di confusione sia nei personaggi che nello spettatore sceglie una serie di soluzioni narrative che complicano troppo l'andazzo della trama. Un paio di personaggi e sottotrame di troppo
La ragazza con cui Marco intreccia una relazione che sta lì, tanto per, senza uno scopo preciso oltre quello di esibire un bel faccino o anche l'idea che la madre di Shaw intenda vendicarsi sui comunisti con cui si era messa per aver scelto proprio suo figlio come assassino, messa lì all'ultimo momento senza avere un peso nella storia. Così come il complicato metodo per "attivare" la programmazione di Shaw: non basta la sequenza di parole al telefono, no, quelle lo spingono solo a giocare a solitario finché non spunta fuori la carta giusta, solo allora diventa veramente attivo. Ma farla un po' più semplice no?
Il piano sequenza di cui parlavo sopra avviene nei primi dieci/venti minuti del film e svela, come fosse la più assoluta normalità, l'operazione del lavaggio del cervello ad opera dello scienziato russo. La rivelazione viene fatta troppo presto, togliendo di fatto qualsiasi accenno di suspense che la storia e l'indagine possano provocare, visto che si sa già dove si andrà a parare.
spezzano la fluidità del racconto, e a questo si aggiunge anche un ritmo purtroppo discontinuo e non serrato come dovrebbe; ne risulta che lo svolgimento narrativo diventa alquanto difficile da seguire anche per chi, come me, l'idea di base della storia già la conosce. Alcune bizzarrie inserite qui e là non aiutano a migliorare la situazione.
Vedere Frank Sinatra mollare colpi e mosse di karate credo sia una delle cose più surreali che abbia mai visto in vita mia.
Alla fin fine, la baracca la salvano alcune sequenze ben riuscite, soprattutto il finale, qualche buona interpretazione e lo spunto di base, sufficiente a reggere l'attenzione pur con tutte le stranezze con cui è stata condita in fase di sceneggiatura. Così, quello che poteva essere un grande film finisce con l'essere soltanto buono, godibile, accettabile. Ma purtroppo niente di più.