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ZAN regia di Shinya Tsukamoto

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fedewarrior     9 / 10  24/11/2020 10:55:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Zan (Killing), Tsukamoto, 2018, è la dimostrazione che spesso, per fare buon cinema non servono budget milionari, ma è sufficiente un'idea valida ben realizzata.

Il film affronta sostanzialmente due aspetti principali: l'uomo come prigioniero del proprio destino, e per questo tormentato dai conflitti interiori, e il significato dell'uccidere l'altro (non solo in forma fisica, ma anche emotiva e psicologica: non a caso, chi sopravvive "fisicamente" all'epilogo del dramma, risulta comunque spiritualmente "annientato").

Visivamente splendido, sono presenti tutte le grandi tematiche del geniale e non convenzionale regista giapponese: l'unione dell'uomo con il metallo, la vendetta, le pulsioni sessuali represse come forza distruttiva, l'ostilità della natura, l'impossibilità di sottrarsi al "dovere sociale", lo scarto incolmabile tra il "voler essere" ed il "dover essere", il tutto sviluppato nel noto stile del cineasta giapponese, disturbante e sovversivo.

Mi ha sorpreso il finale: secco e asciutto, mille miglia lontano dalla catarsi di altre opere come "Vital", "Bullet Ballet", lo stesso "Tokyo Fist". Non c'è consolazione, non c'è gloria nei duelli, lontani dalle "coreografie" di Zhang Yimou: gli scontri sanno di pioggia e di fango, in cui il Samurai viene definitivamente de-mitizzato, non molto diversamente da quanto accade con gli "Spietati" di Clint Eastwood.

In conclusione c'è poco da fare: io adoro questo regista, così come adoro Tarkovskij, Kieslowski, Kim Ki Duk ed altri affini: le loro opere viaggiano su un piano visivo e sensoriale sublime ed inimitabile per gli "altri"