Thorondir 7 / 10 24/05/2023 15:53:40 » Rispondi Film di spazi sconfinati e di geometrie di interni, di lunghi silenzi e suoni naturali, di paternalismo primordiale e umanesimo sull'orlo dell'implosione: è il racconto di un nucleo famigliare della steppa centroasiatica, con bambini-ragazzini-adulti troppo presto alle prese con l'educazione dura di un padre-padrone. Il fiume è luogo d'evasione, momento di distacco da una casa dove il sopruso è di casa (mi si conceda la ripetizione). Ma quel fluire liquido è anche maestro di vita, dio mistico che segna un percorso di crescita, che smuove paure e desideri. E come tutti gli elementi religiosi di film di questo tipo è elemento naturale con cui confrontarsi e da cui, inevitabilmente, si origina violenza. Nei suoi confronti c'è la soggezione (e la sfida) di un'entità di cui non si conosce appieno la forza e le peculiarità.
Questo di Baigazin è una sorta di film-fiaba nera, tanto peculiare nella sua espressività, quanto un po' manierista nella sua costruzione (soprattutto visiva), tanto enigmatico quanto vicino ad abbracciare la prolissità.