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SENTIERI SELVAGGI regia di John Ford

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9½ / 10  29/11/2009 13:54:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei motivi principali del mio grande amore per il cinema: un film come questo. Un monumento nel monumento (al western, ai pionieri, allo stesso John Wayne) dove, attraverso una spietata requisitoria razziale, si rincorrono i temi più cari di John Ford.
Accusato ai suoi tempi di razzismo, "Sentieri selvaggi" è un film complesso e ricco di sfumature, tutt'altro che prigioniero dell'univoco pregiudizio conservatore del regista.
Credo di aver mandato a memoria quello stacco programmatico e definitivo tra le prime immagini e il massacro successivo, raramente nel cinema avevo assistito a un evento tragico tanto imprevedibile e brusco.
E' oltretutto evidente la dimensione ricchissima del personaggio di Ethan-Wayne, colpìto dai suoi affetti e dalla sua intolleranza, nella grande scena del ritrovamento di Natalie Wood sopravissuta come indiana squaw.
L'abbraccio definitivo sembra coniugare quel recesso del cinema Fordiano attraverso il quale la violenza finisce per essere plasmata dalla virtù interiore e umana degli uomini, anche di un personaggio notevolmente contraddittorio nella vita e non solo nello schermo come John Wayne.
La fotografia è di una bellezza ammaliante, e questo si sapeva.
Ci sono poi altre ragioni per cui questo film mi è rimasto nel cuore. La capacità di interiorizzare i personaggi, di esulare dalla retorica Fordiana, privilegiando l'aspetto psicologico della vicenda.
O la magnifica capacità di sfruttare due delle star più belle e affascinanti mai apparse nella storia del cinema: mi riferisco ovviamente sia alla 18enne Natalie Wood che al prestante Jeffrey Hunter, Icona di un passato dove il cinema era anche plasmato dal glamour (ma non solo) dell'avvenenza fisica.
Per essere un classico, il film non è affatto tradizionale.
Ma resta, a distanza di anni, un capolavoro immenso, sopraffatto dalla sua dimensione epica.