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TANO DA MORIRE regia di Roberta Torre

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kafka62     6 / 10  27/04/2018 10:11:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Tano da morire" non è un film "scandaloso" (le ingiustificate e aprioristiche invettive lette su alcuni quotidiani sono state per fortuna episodiche e culturalmente inefficaci); piuttosto – questo sì – un film scomodo, ma non per il tema che tratta o per il modo in cui lo tratta (una mafia che non ha più niente de "Il padrino" o, per rimanere a casa nostra, de "La piovra"), bensì per la sua lontananza dagli schemi correnti del nostro cinema. C'è un po' di Ciprì (qui tra l'altro in veste di direttore della fotografia) e Maresco (la sequenza del funerale), forse anche di Corsicato, sicuramente molto di Almodovar (quei mafiosi in sgargianti abiti da discoteca, quelle donne d'onore caricaturalmente ritratte nel salone della parrucchiera). Ci sono quindi influenze varie ed eterogenee, ma il debito maggiore, più che con il musical classico, il film ce l'ha con la sceneggiata napoletana. La sceneggiata qui è virata in forma grottesca, ma per questo viene paradossalmente rivalutata in quanto, assunti con consapevolezza e non involontariamente (come invece con Mario Merola e soci) gli elementi kitsch e da operetta, ne fa risaltare la colorata vitalità e il ritmo irresistibile (molto godibili ed efficaci le musiche di Nino D'Angelo, soprattutto il rap di Tano). La struttura del film è stilisticamente complessa, ricca di invenzioni visive e figurative (una scena per tutte, quella in cui il frenetico agitarsi di parenti e amici intorno al cadavere di Tano è osservato dal punto di vista di quest'ultimo), di cui si potrà senz'altro criticare la scarsa coerenza e disomogeneità, ma cui non si può non riconoscere una potente verve creativa e una grande originalità, veramente unica nel panorama del cinema italiano.