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UPGRADE regia di Leigh Whannell

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Boromir     7½ / 10  21/11/2022 20:09:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Formatosi come sceneggiatore per saghe horror di successo del calibro di Saw e Insidious, Leigh Whannell realizza nel 2018 una pellicola a basso budget (prodotta dalla Blumhouse di Get Out), secca, diretta e violenta, dolorosa, con un finale crudele e un'inclinazione da non sottovalutare alla riflessione sul ruolo che la violenza occupa nel cuore dell'uomo.
Upgrade si fonda su un'unica, essenziale intenzione: dar vita a una solida pellicola di genere, di quella serie b fatta però con il cuore che costituisce una contaminazione tra il classico topos fantascientifico del sopravvento della tecnologia sulla condizione umana (basata principalmente su istinti animali) e il body horror. Un concept molto semplice, inserito all'interno di una storia di vendetta senza particolari pretese.
Chi è abituato a certo tipo di fantascienza non troverà in Upgrade grandi soprese sul piano contenutistico (alcune intuizioni sono palesemente ripescate dall'universo cyberpunk di Ghost in the Shell, e non mancano pure riferimenti a classici quali L'invasione degli ultracorpi), ma si tratta di una variazione sul tema gustosa, e il sentore di già visto viene annullato da un'ottima scrittura in grado di costruire personaggi efficaci e il giusto impatto emotivo. Il tutto viene sostenuto da un montaggio ben studiato nella gestione dei ritmi, distesi o accelerati con criterio a seconda delle necessità. La soluzione narrativa più riuscita della sceneggiatura di Whannell è senza dubbio l'inserimento di una sorta di contrappasso, dall'umorismo nerissimo, che vede il protagonista costretto a scendere a compromessi con la sua avversione verso la tecnologia per far chiarezza sulla natura del male che gli ha rovinato la vita, salvo scatenare poi qualcosa di ancora più mostruoso e inquietante.
Se dal punto di vista della sceneggiatura Whannell prende le distanze dai sentieri triti e ritriti dello stagnante universo orrorifico contemporaneo per originare qualcosa di più stratificato ed emotivamente ribollente, anche come regista non rimane indietro: la resa delle scene d'azione, crude negli inserti gore e persino divertenti per le loro implicazioni ironiche, è pazzesca, e ugualmente curata risulta l'atmosfera, degradata e nichilista, opaca e glaciale pure nelle tonalità calde della fotografia, piena di colori accesi e sparati alla Nicolas Winding Refn.
Sorretto dalla buona interpretazione di Logan Marshall-Green, già protagonista sfaccettato e di pregevole caratura dell'ottimo The Invitation, Upgrade è un film indubbiamente datato per gli ammonimenti sull'abuso tecnologico, ma che delinea con verosimiglianza ciò che può comportare la fusione tra corpo umano e intelligenza artificiale; un rappresentate genuino e dolente di un cinema che fa intrattenimento senza trascurare una forte componente drammatica, come sempre meno se ne vede.