marcogiannelli 8½ / 10 16/02/2019 14:58:43 » Rispondi Questo film è decisamente una bomba. Un pò tutti ricordiamo della serie di attentati che il 22 Luglio 2011 colpirono la Norvegia, la bomba a Oslo e la strage dell'isola di Utoya. Il film si focalizza proprio su Utoya, usando la bomba di Oslo come incipit, un incipit di 2 minuti incredibile grazie ai reali filmati. Il film è girato tutto in piano sequenza ed è in presa diretta, ovvero viviamo con i personaggi la durata effettiva dell'attentato, 72 minuti. Ed è un piano sequenza particolare, in cui noi siamo lì, ci affacciamo per vedere se c'è Breivik, poi ci schiacciamo contro una parete. Siamo lì. Cercando informazioni ho scoperto che i colpi sparati nel film sono gli stessi di quelli che Breivik utilizzò nella realtà.Insomma Poppe cerca il realismo e l'immedesimazione dello spettatore a tutti i costi e devo dire che ci riesce in pieno. Chi pensa sia noioso non ha capito il vero senso della pellicola. Ci saranno anche 4 fasi molto lunghe, forse troppo statiche, ma rendere il film eccessivamente dinamico a discapito del suo obiettivo non sarebbe stato onesto, avrebbe snaturato l'opera. Inoltre Poppe decide di non far vedere spari, esecuzioni, corpi trucidati, classico cinema dell'orrore che ci stava anche. No, gli spari sono in lontananza, Breivik è lontano e lo intravediamo per 4-5 secondi, un modo incredibile di non renderlo un idolo. Il piano sequenza ce lo si aspetta su di lui, invece lui è sullo sfondo, si sentono gli spari e il terrore, ma lui non deve stare in primo piano. E aiuta anche il regista nel realismo: i ragazzi non sapevano chi e quanti fossero gli attentatori, c'era incertezza e noi la viviamo con loro. Tanti morti, ma noi viviamo per davvero una morte (facciamo 2…), ma non una esecuzione, quanto un calvario lunghissimo, un calvario umano che ci avvicina ancora di più alle vittime. Una recitazione incredibile, soprattutto della protagonista. Nello spoiler ci tengo a focalizzarmi su alcune cose.
Siamo all'inizio, sentiamo urlare. Noi che sappiamo di cosa parla il film ci immaginiamo sia partito l'attentato. E invece sono solo ragazzi che tornano dopo aver fatto un bagno, non sanno nemmeno di Oslo. Poi, 10 minuti dopo, stessa scena, stesse urla. La macchina da presa compie lo stesso movimento verso lo stesso punto ma stavolta chi corre è terrorizzato.
Vediamo invece il finale. Kaja è ormai parte di noi. Muore come gli altri, senza niente che ne sottolinei la morte più che per gli altri personaggi. Siamo stati un'ora e un quarto con lei, lei che sembrava inscalfibile, lei che cercava la sorella ma per cui quasi non si temeva, perché lei è la protagonista, lei sembra la più grande (per umanità) di tutti. Mancano pochi secondi all'abbraccio con la sorellina, alla salvezza. Invece Kaja ci lascia. Sembra una scelta insensata, una morte insensata, assurda. Ma non è forse il simbolo di tutti coloro che trovarono la morte quel giorno? Quei ragazzi trovarono la morte solo per essere al momento sbagliato nel posto sbagliato, solo per essersi esposti un metro di troppo, solo per essersi ritrovati nel percorso del killer, solo per aver fatto rumore. Noi abbiamo solo seguito il percorso di Kaja, ma lei era uno dei tanti.