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HIROSHIMA MON AMOUR regia di Alain Resnais

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amterme63     9 / 10  17/05/2009 12:15:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Durante i primi 10 minuti del film sono rimasto come allibito. Non si sa chi sono i corpi che si abbracciano, né perché né per come. Si rimane semplicemente incantati dalla bellezza, dal nitore, dall’intensità e dalla perfezione delle immagini. Lo scorrere lento e posato, le parole chiare ed essenziali e subito il tema bruciante della distruzione e della memoria. “Ho visto” – “No, non hai visto niente” e dietro una carrellata di immagini da foto e da filmati della distruzione nucleare di Hiroshima e dello strazio della gente. Insieme a queste immagini scorrono anche quelle del presente, di una città che è sorta più attiva e sfavillante di prima, creando contrasto stridente. A completare la sensazione profondissima che si crea nello spettatore, come sottofondo suona una musica incantevole oppure un suggestivo silenzio. Mai film è riuscito a infondere tanta sospensione, tanta magia, tanta impressione e riflessione.
Quest’atmosfera incantata, sospesa, prosegue per tutto il film dandogli quasi un andamento astratto, da riflessione filosofico-spirituale, grazie semplicemente alla potenza dell’immagine e del suono. Il tema del film si rivela essere quello molto profondo della memoria, di come gli avvenimenti spiacevoli e drammatici vengano piano piano assorbiti e poi quasi cancellati, buttati in un angolino della memoria e quasi dimenticati. La vita prosegue. Ecco però che i fatti potrebbero accadere di nuovo e solo riportando a galla la memoria si potrebbe (condizionale!) evitare che si ripetano.
Nel film il discorso, che era partito su di un piano storico, prosegue su di un piano esistenziale e sentimentale. Si tratta però di una trasformazione metaforica del tema. I due protagonisti non hanno nome, si chiamano fra di loro con un nome di città (Hiroshima e Nevers), diventano il simbolo delle distruzioni che opera la guerra, quella materiale estrema di Hiroshima e quella interiore e amorosa (non meno drammatica) di una ragazza innamorata della persona sbagliata.
I personaggi sono perciò contenitori vivi e sofferenti del concetto di conflitto (storico e interiore) che deriva dalla necessità di rimuovere, per continuare a vivere. Infatti non viene mostrato niente della loro vita normale (hanno famiglia, figli, lavoro). Ci si concentra solo e semplicemente sul loro conflitto interiore. La loro storia all’inizio prende l’aspetto di un dolce incontro amoroso riflessivo ed è espressa in modo molto affascinante e intenso. Si sente e si capisce la loro intesa amorosa. Poi, con il proseguimento della storia diventa più qualcosa di astratto e simbolico e si perde un po’ la corrispondenza emotiva con i personaggi. Dall’emozione si passa all’ossessione. Qui la storia si avvita un po’ su stessa e assume toni a volte melodrammatici. L’impossibilità sentimentale (e pratica?) di un nuovo rapporto, il parallelismo e l’identificazione con il passato, la sofferta constatazione che la storia (politica e amorosa) è destinata in eterno a ripetersi o almeno a non risolversi, colora malinconicamente la fine del film.
Quello che però fa di quest’opera qualcosa di unico è la tecnica cinematografica. L’essenzialità e la pienezza di significato delle immagini è qualcosa che colpisce ed emoziona ad ogni inquadratura. Si vede il debito di Resnais verso i grandi documentaristi Flaherty e Ivens. Si sente però soprattutto l’influenza di Dreyer. Le inquadrature pulite, nitide, essenziali, lo scorrere dolce, il disporsi dei personaggi e degli oggetti in maniera significativa e naturale allo stesso tempo, sembra presa di peso da “Giovanna d’Arco”, “Dies Irae” o “Ordet”. L’effetto incantatore è lo stesso. Che meraviglia artistica e cinematografica questo film !!!
Ciumi  21/08/2009 20:53:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento. E' un'opera che alla rivoluzione formale unisce bellezza e una pienezza di significati civili e artistici (il tema Proustiano della memoria). Ok sui grandi documentaristi Flaherty e Ivens. Non ricordo però (onestamente non è di recentissimo che l'ho veduto) d'aver avvertito quell'influenza di Dreyer che hai sentito tu. Forse tradito dal ricordo sinuoso delle prime immagini (l'amplesso) o dallo scorrere della cinepresa di Resnais.

Poi, incuriosito dalla tua osservazione, sono andato a rivedere qualche sequenza su YouTube. Effettivamente i fotogrammi lo ricordano; adesso concordo.
amterme63  22/08/2009 18:26:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo so che i film di Dreyer sono impegnativi (sono tutti decisamente lenti) ma vale decisamente la pena vederli. Comincia con Dies Irae che è anche avvincente, nonché di una perfezione visiva che fa rimanere a bocca aperta. Poi passa al difficile Ordet, dove le immagini scorrono nitide, chiare e piene di significato allo stesso tempo (il finale poi è qualcosa di terribilmente bello !!! da non perdere). Gertrud è più pesante, ma lì puoi vedere benissimo l'arte di Dreyer di far muovere i personaggi in maniera dolce, naturale e simbolica allo stesso tempo.
Ciumi  22/08/2009 18:57:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Credo che non ci siamo capiti. Dreyer lo conosco abbastanza bene. E' anzi uno dei miei registi preferiti. E i film che mi hai consigliato li ho già visti (e aggiungerei "La Passione di G. D'Arco", magnifico). Grazie comunque; ma ciò che ti avevo scritto era che inizialmente non avevo avvertito una sua particolare influenza in "Hiroshima mon amour". Se ti va di rileggere il mio primo intervento capirai d'avermi frainteso.

Ciumi  03/09/2009 07:16:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vorrei aggiungere una cosa che non c'entra affatto né col film di Resnais e né con Dreyer. Ovvero vorrei consigliarti un film d'animazione che è una vera e propria meraviglia (da quando ho visto che nessuno lo aveva ancora commentato, mi sono imposto questa piccola missione di farlo conoscere a qualcuno). Si tratta de "Il racconto dei racconti" di Norstein; ma lo potrai più facilmente trovare (per esempio su Youtube) col titolo in inglese: "Tale of tales".
Sono certo ti piacerà.
amterme63  03/09/2009 08:30:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille Ciumi. Hai dei gusti molto belli e una profonda cultura cinematografica (che cretino io a farti la "lezioncina" su Dreyer). Mi segno il film che mi hai detto fra i film da vedere prossimamente. Grazie di nuovo.
Ciumi  03/09/2009 17:49:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Figurati, anzi ho apprezzato comunque la tua disponibilità. Quanto ai gusti molto belli e alla profonda cultura cinematografica, non posso che restituirti lo stesso complimento.
Ciao, a presto.