Jolly Roger 5½ / 10 06/03/2019 20:37:38 » Rispondi Difficile commentare un film come questo. Ci sono alcune cose molto belle…insieme ad altre molto brutte. Il problema è che le cose belle sono tutte nella prima metà, il film è una parabola discendente: parte benissimo ma più va avanti più perde quota, tanto che a un certo punto pensavo che si sarebbe schiantato. Regge, tutto sommato, ma l'impressione che ti lascia è quella di un film non salvabile, se non con molta magnanimità (e io cercherò di esserlo, considerando che il prodotto è low budget e nasce dalla passione congiunta di una madre scrittrice e di un figlio regista).
Tutto il bello all'inizio, dicevo. La location è fantastica: una piccola isola, 40 miglia dal continente, pochi abitanti. Unico collegamento con la terraferma è un battello giornaliero. Il pesce attorno all'isola inizia a sparire. Nel mare non se ne trova più e i pescatori tornano con le barche vuote…anzi, a volte torna solo la barca, senza il pescatore…salvo qualche traccia organica di colore rosso :-) Il ferry, da un giorno all'altro, non arriva più, lasciando i pochi abitanti bloccati sull'isola, ormai totalmente scollegata dal continente; oltretutto, internet e la linea telefonica non funzionano. I pochi abitanti restano isolati dal mondo, aspettando invano il ferry con i rifornimenti e qualche notizia dalla terraferma. I viveri iniziano a scarseggiare. Il nervosismo e l'angoscia ad aumentare. La cosa più bella del film è proprio questa sensazione di isolamento: gli isolani non sanno più niente del mondo. In teoria, potrebbe non esistere più nulla, potrebbe esserci stata una catastrofe globale…e loro nemmeno lo sanno! Fino a qui, il film promette grandi cose. Poi il disastro, perché:
1) la spiegazione di quel che accade è banale, ma soprattutto è impossibile.
Ok che c'è questa nuova specie di predatore marino, anzi anfibio. Questo può ovviamente causare una diminuzione del pesce attorno all'isola. Quindi UNA DIMINUZIONE del pesce, appunto, ci sta, sarebbe credibile. Ma non LA TOTALE SPARIZIONE dei pesci. Qui si esagera: il pesce sparisce tutto, dal delfino più grosso al mollusco più piccino, spariscono TUTTI. L'oceano diventa come quell'acqua della pubblicità, c'è solo una particella di sodio che si aggira in totale tristezza e solitudine, sperando di non incontrare il branco di feroci predatori. Tutto ciò non è credibile, perché a quel ritmo la nuova specie avrebbe divorato ogni altra creatura vivente e oggi esisterebbero solo loro.
2) la spiegazione di quel che accade è banale, ma soprattutto è sempre la solita:
C'è l'esercito di mezzo. Quando non si sa a chi dare la colpa, c'è sempre la carta del Complotto della Military Intelligence. Ma qui non regge. Non regge che l'esercito voglia proteggere la popolazione amica contro il nemico utilizzando questi nuovi predatori, lasciandoli nel frattempo liberi di sterminare la popolazione amica. Perché se vanno avanti così, non ci sarà più nessuno da difendere. Ci sarà solo il nemico, e poi nemmeno più il nemico, e infine nemmeno più l'esercito, perchè rimarranno solo i predatori che avranno divorato TUTTI.
3) uno dei personaggi principali è totalmente assurdo
Mi riferisco allo scrittore, che poi si rivela essere un militare. Mettiamoci pure che l'attore ha interpretato male il personaggio, tuttavia è lo stesso personaggio che non è plausibile: uno scrittore timido, impacciato come Clark Kent, sorridente e dolce, che si rivela essere un assassino dell'esercito…e che fa fuori la sua stessa amante... È come se Topolino, ad un certo punto, tirasse fuori un coltello e uccidesse Minnie. Ma cos'è? E' possibile dare un po' di spessore e di credibilità ai personaggi? Oppure tutto è concesso?
l'idea delle creature che riflettono il paesaggio, rendendosi invisibilI. Come Predator. l'idea è usata molto efficacemente. Le creature non sono il massimo, ma il film è low budget, quindi va bene. Bella anche l'dea che siano a sangue freddo e che possano essere visionate tramite il rilevatore di calore.
Infine, una riflessione pseudo-sociologica. Nelle situazioni catastrofiche, le persone rivelano il meglio di sé, non il peggio, nonostante quello che il cinema ci rappresenti secondo un trend che va avanti da anni. Cercavo commenti su Island Zero e non ho trovato nessun commento e nessuna recensione in Italia. Mi sono però imbattuto in una recensione di una ragazza americana, che raccontava di come abitasse su di un'isola che, anni fa, fu colpita da un uragano. Come si sa, in USA gli uragani non scherzano; durano settimane e distruggono tutto. E per chi vive su di un'isola è peggio, perché i tempi di ricostruzione sono più lunghi. Lei narrava di come tutta la popolazione è rimasta senza elettricità e senza benzina; di come anche i viveri scarseggiassero. Tuttavia, ha detto che è proprio in una situazione come quella che ha visto il meglio dell'umanità; la solidarietà, le persone che si aiutavano. Nel descrivere il film, era quindi basita dal fatto che, in una situazione molto meno grave e dopo pochissimo tempo, la popolazione mostrasse in modo così evidente il proprio egoismo, arrivando anche allo scontro, obbedendo alla logica che "mors tua, vita mea".
A me non piace il buonismo, ma pure questa visione eccessivamente pessimistica dell'uomo, secondo la quale al verificarsi di una minima catastrofe si sprofondi di colpo ad una barbarie e brutalità di livello pre-civilizzazione, ha un po' rotto. Non è così. Un po' di fiducia nell'umanità :-)