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L'UOMO SENZA PASSATO regia di Aki Kaurismaki

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kafka62     7 / 10  16/05/2018 10:53:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema di Kaurismaki, come quello di altri cineasti "marginali" degli ultimi decenni (Iosseliani, Kusturica, Ming-liang, ecc.) non si può confondere con quello di nessun altro regista, tanto esso è estraneo alle attuali logiche dell'intrattenimento spettacolare. La costante presenza di attori feticcio (come Kati Outinen), la scelta di ambienti tristi e degradati, l'umorismo sottile che si nasconde dietro a una sigaretta accesa meccanicamente o a una canzoncina rock ascoltata al juke-box, sono tutti segnali indicatori di una poetica personalissima, che usa sì le convenzioni del genere (il melodramma, soprattutto – come dimostra la splendida esercitazione retrò di "Juha" -, ma anche, ne "L'uomo senza passato", il giallo sull'identità e sul passato del protagonista) ma soltanto per superarle e stravolgerle ai fini dell'affermazione di un messaggio morale imperniato sull'amore, sulla solidarietà e sulla fratellanza universali.
Ne "L'uomo senza passato" assistiamo così alle traversie senza fine di un uomo che la vita getta letteralmente sul lastrico, senza più soldi, né casa, né memoria, derubato, malmenato e umiliato da tutti, e che pure non si perde d'animo ma risale la china della dignità umana grazie all'aiuto di altri reietti come lui. Alla fine (come già accadeva in "Nuvole in viaggio", segno dell'affermarsi nel nostro autore di un sempre maggiore ottimismo esistenziale) egli troverà l'amore di una donna ormai senza più illusioni e persino un po' di fortuna da parte del destino.
Non è un film facile, "L'uomo senza passato". La laconicità dei dialoghi, la rigidità da automi dei personaggi, l'assurdità delle situazioni spiazzano continuamente le aspettative dello spettatore. Niente è veramente come appare (il terribile cane chiamato Hannibal è in realtà un botolo inoffensivo, il rapinatore di banche un filantropo, e così via), e quello che appare, a saperlo vedere, rimanda sempre a qualcos'altro, in un continuo ammiccamento ed intelligente autocitazionismo mai fini a sé stessi. Se pur non è il film migliore del regista finlandese (meno stilizzato e rigoroso de "La fiammiferaia" o di "Ho affittato un killer", ad esempio), "L'uomo senza passato" è pur sempre un superbo saggio di comicità surreale e di moderno romanticismo.