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LA SPOSA CADAVERE regia di Tim Burton, Mike Johnson

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Invia una mail all'autore del commento Il Franchi     5 / 10  10/11/2005 19:33:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che delusione...
A pensare che materiale avessero tra le mani ti viene una rabbia...
Sembra che un po' tutto abbia fatto flop, in questo film: la storia è intrigante, ma si incricca subito nel prevedibile e si strascica fino alla fine, con "colpi di scena" davvero già visti ed imbarazzanti.
I dialoghi sono mosci e stantii: da un film con un soggetto simile mi sarei aspettato delle battute sulfuree, un botta e risposta sfrigolante di macabra e funerea ironia, e invece... battute mooolto fiacche, quando non addirittura prevedibili, e sopratutto senza coraggio: come se avessero "sprecato" tutta l'audacia e l'originalità nella scelta del soggetto. Odioso, poi, il personaggio del vermino, che dovrebbe risultare simpatico.
Le musiche non sono per niente coinvolgenti, tranne forse quando Victor suona al pianoforte Chopin (era Chopin, vero? vabbè, diciamo musica classica in generale). Consideriamo che quindi il pezzo non era di Denny Elfman, l'episodio si commenta da solo. La scena di apertura ricorda la fiacchezza degli ultimi film Disney, e la scena musicale nel pub dell'oltretomba lascia freddi e distanti (e questo lo dice uno che ADORA i numeri di musical, specie quando sono vecchio stile come vuole essere questo).
L'aspetto grafico è il migliore, ma rimane deludente: a volte la volontà di esagerare le forme stucca un po', come se avessero calcato la mano un po' troppo (come nei genitori di Victoria: a lei hanno fatto dei capelli tali che non entrano mai nell'inquadratura, la cosa disturba un po'): anche sapersi fermare al punto giusto è un'arte. Bei riferimenti al cinema espressionista negli esterni ambientati nell'aldilà, comunque. Comunque, per il versante grafico vale particolarmente ciò che penso un po' di tutto il film: poteva uscirne fuori un capolavoro, pieno di raffinatezze e tocchi d'intelligenza, magari con delle strizzatine d'occhio alla storia dell'arte più "forte" (Felicien Rops, ad esempio), e invece si sono fatti scivolare di mano quest'occasione fantastica. Peccato.