caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SYRIANA regia di Stephen Gaghan

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
jack_torrence     7 / 10  15/04/2010 13:29:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di fronte a Syriana, lo spettatore vive una esperienza di separazione/distacco dai contesti narrati dal film: viene in qualche modo respinto, matericamente, dal film, per via di una messa in scena studiata appositamente a questo scopo. Macchina da presa instabile, a mano, sempre vibrante, che comunica senso di instabilità e precarietà; inquadrature di quinta, in cui la scena si sviluppa dietro a ostacoli per la vista, oppure troppo ravvicinate, in cui mancano parti dell'azione, a ulteriore frammentazione percettiva. Una frammentazione, dunque, estremamente incisiva a livello percettivo, oltre quella, più evidente, della struttura (in cui il continuo cambiamento di scena e lo spiazzamento, insieme alla complessità degli intrecci narrati, contribuiscono a spiazzare lo spettatore che prova vertigine di fronte agli intrecci che gli vengono svelati solo a pezzi, frammentariamente).
Ci viene restituita la complessità di un mondo fatto di pressioni e poteri vertiginosi e schiaccianti, ma contemporaneamenti "vani", evanescenti e profondamente precari: instabili, nelle ambizioni e nella durata.
E' un film sulla vanità (in senso etimologico). Tutto si perde, ad ogni livello. Percettivo, politico, morale.

C'è una scena in cui Clooney arriva a Beirut, in cui sono ripresi dall'interno dell'auto ragazzini per la strada e sui tetti delle abitazioni. Sembra, frustrantemente, che dietro tutti quegli sguardi si nasconda un terrorista, uno che lo pedina, che ci pedina. Ovviamente non è così, ma ci fa riflettere sull'immagine e sulle paranoie che a certi livelli diventano routine, anzi professione: cessano di essere paranoie e diventano realtà.