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SOLO: A STAR WARS STORY regia di Ron Howard

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dagon     7 / 10  24/05/2018 20:24:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Andare a fare uno spin-off sul giovane Han Sono era, diciamocelo, andare a cercare rogne. Non foss'altro che per fare accettare nei panni di uno dei personaggi più amati della saga di Star Wars un altro attore; certo non si poteva pensare che sarebbe andata liscia come con il giovane Kenobi interpretato da McGregor nei prequel, rispetto a Alec Guinnes. Sotto questo profilo, non ha molto senso andare a vedere il film se non si accetta questo passaggio. Alla fine, trascorsi i primi minuti, la questione si metabolizza abbastanza e Ehrenreich si sforza di assumere pose il più vicine possibili a quelle di Ford, in qualche punto perfino inaspettatamente somiglianti.
Il concetto di realizzare film spin-off in momenti diversi dell'universo di Star Wars ci sta, non essendo dissimile da quello che è il fondamento della produzione sconfinata di Comics e Libri nati in questi decenni, poi uno non sarà costretto a vederli tutti (esattamente come non si è stati costretti a comprare tutti i fumetti e i romanzi) o, tanto per fare un parallelo con altre franchise cinematografiche, come accade con i film DC o Marvel: film diversi, di tono diverso, di appeal diverso, di riuscita diversa. Per un Avengers Infinity War c'è almeno un Ant-Man, che è quasi diametralmente opposto per quel che riguarda orizzonte, "serietà" e epicità. Ciò non esclude che, fatti i dovuti distinguo, si possano trovare più o meno godibili entrambi, seppur in maniera molto differente. Questo mi sembra il parallelo più consono per questo Solo. Un film sostanzialmente avventuroso, senza momenti epici, con una trama articolata. Si vede volentieri, ma non lascia segni memorabili.
Ron Howard già di per sé non è che sia un regista di spiccata personalità, ma, anche se lo fosse, non sarebbe stato certo questo il film in cui si sarebbe potuto permettere di osare qualcosa che andasse al di là di una consumata efficienza. Doveva prendere il controllo di una barca pericolosamente alla deriva e lo ha fatto con il solido mestiere di cui è capace, tanto che il film non mostra segni della travagliatissima lavorazione (era molto più evidente in Rogue One, per dire). La confezione è , come è ovvio aspettarsi, impeccabile, con una nota di merito per la fotografia cupa (troppo?), elegante e ricercata di Brandon Young, reduce da quella, splendida, di "Arrival". In conclusione un film da avvicinare senza aspettative o pretese eccessive: tutto sommato è piacevole e che fa il suo in maniera onesta, senza strafare.