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DOGMAN regia di Matteo Garrone

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Gabe 182     7½ / 10  11/03/2020 01:25:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In questo periodo dove a tutti viene chiesto di stare in casa per far fronte al problema del coronavirus, ho deciso di mettermi il lista alcune serie tv e film da vedere, uno di questi è proprio Dogman di Garrone.
Matteo Garrone continua a proporre film riusciti, non capolavori (tranne Gomorra), ma convincenti. Nella fattispecie, ci racconta in maniera verosimile (in un quartiere più simile a Ostia e nei giorni nostri) uno dei delitti più efferati della cronaca italiana: la vicenda del canaro della Magliana. Relativa al "canaro" Pietro De Negri, che uccise in maniera efferata il suo aguzzino, l'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci nel 1988.
Il regista ha realizzato un film asciutto, secco, privo persino di commento musicale e con una fotografia quasi incolore tendente al grigio ed al bianco e nero interrotti di tanto in tanto da macchie di colore (la cromatura della motocicletta del bullo, le maglie del calcetto) che tuttavia non sparano mai lo schermo, non staccandosi dai toni smorzati di cui si è servito per fermare anche visivamente con la storia rappresentata, il degrado di una umanità (chissà quanto consapevolmente) dolente. Un film che per certi versi riporta il cinema ad una delle sue finalità originarie, vale a dire quella di raccontare storie, lasciando allo spettatore il compito di ricostruirle per proprio conto andando al di là delle immagini e della narrazione che gli è stata proposta, facendosi guidare dalla propria sensibilità e dai propri strumenti di lettura per cogliere nei vari personaggi i tratti psicologici, quelli umorali, quelli comportamentali all'interno dello scenario urbano in cui si muovono che qui è uno scenario di degrado, di grande bruttezza e desolazione in cui persino il mare è scuro, di urbanizzazione disordinata, abbandonata, labirintica. Un mondo fatto di soprusi subiti o inflitti, cui ad un certo punto ci si ribella singolarmente, nella assoluta mancanza di fiducia nella giustizia ma anche coerentemente con una cultura borgatara e sottoproletaria, nell'intento probabilmente di liberare tutti, non solo se stesso.
Un mondo privo del senso vero dell'amicizia, del rispetto, della compassione, pieno di solitudine, quella tenera che lega il "canaro" a tutti i cani, quella che accompagna la strana relazione tra i due protagonisti (senza scomodare per questo la storia del rapporto tra vittima e carnefice), ma anche quella che si intravede avvolgerà tutti i personaggi nel prosieguo delle loro vicende personali. Ci si chiede infatti cosa ne sarà di quel tenero sentimento che lega padre e figlia dopo la consumazione di quanto accadrà.
Grandissima la prova dei due attori protagonisti, un ottimo Edoardo Pesce (già molto convincente nella serie di Romanzo Criminale) nei panni del delinquente Simone, un'interpretazione convincente, cattiva, rozza e all'altezza.
Bravo anche Marcello Fonte nei panni di Marcello, convincente e all'altezza del ruolo, premiato giustamente come miglior attore protagonista.
Infine, un film che consiglio caldamente di vedere, un film made in italy di grande impatto. Un pugno nello stomaco.