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BUIO OMEGA regia di Joe D'Amato

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amterme63     7 / 10  08/06/2011 22:35:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si tratta di un buon film di genere degli anni '70. Quegli anni molto particolari coincisero con il periodo di maggiore libertà espressiva e creativa che il cinema italiano abbia mai vissuto. Era anche anni di intense passioni civili e sociali e questa atmosfera molto "carica" la si respirava anche al cinema, dove spesso e volentieri si tendenva a ritrarre "l'estremo" di un aspetto della società o dell'animo umano. I mezzi rappresentativi artistici dovevano "aiutare" e partecipare all'espressione intensa e piena dei fenomeni. Quindi le tecniche espressive erano particolarmente curate ed efficaci (colori intensi, chiari, nitidi, riprese ravvicinate e particolareggiate, la fantasia e l'originalità venivano incentivate).
Dagli anni 80 in poi si è affermato uno spirito più gretto e piccolo borghese. Ha prevalso il perbenismo, lo scadimento e l'appiattimento dei mezzi espressivi, a favore di modi e tecniche standardizzate (spesso di tipo televisivo) che garantivano soprattutto un rientro economico e numerico (più che di qualità artistica).
Questo film in particolare va ad esplorare la patologia legata ad un attaccamento morboso nei confronti delle spoglie di una persona morta (la persona amata su cui si crea una specie di fissazione). I film di genere in generale non vanno ad approfondire le cause o le ragioni dei comportamenti abnormi. Ne "approfittano" per mostrare ciò che di orrido ed estremo un tale atteggiamento comporta. L'aspetto "voyeuristico" è uno dei cardini del cinema anni '70 e risponde alla voglia di vivere e assistere a tutto quello che fino ad allora era tenuto proibito e represso (il sesso, la violenza, l'istintualità).
Non si bada quindi troppo se il protagonista non ha un carattere molto coerente o se i fatti mostrati siano a volte poco plausibili. Comunque a grandi linee il carattere del protagonista emerge abbastanza chiaramente: da adolescente è diventato succube sessuale della governante. Crescendo poi ha sviluppato feticismo per gli esseri morti, che conserva imbalsamandoli. La cosa si estende anche agli umani. Non ci si perita quindi nel mostrare minutamente come si faccia a mummificare una persona (per la nostra sensibilità attuale è una cosa schifosa, per gli antichi egizi era una procedura normalissima). Il protagonista poi ha una strana reazione alla vista del sangue: perde il controllo e da delicato e timido giovane si trasforma quasi in un vampiro. Questo è forse l'aspetto meno riuscito e credibile del film.
Gli altri caratteri invece sono piuttosto superficiali e stereotipati. La governante è la tipica figura inquietante e malefica dei film gotici. Assomiglia molto alla governante di "Rebecca la prima moglie". Le ragazze poi corrispondono a un pregiudizio maschile molto diffuso all'epoca. Vengono ritratte tutte come di costumi molto facili e per questo "punite" come si deve.
L'ambientazione è quella di una vallata alpina (Alto Adige o Austria) ma fa da semplice sfondo alla storia. Se un film di genere era un poliziesco allora si svolgeva quasi sempre in città, mentre se era un horror allora si preferiva l'ambientazione campagnola, ritratta spesso come ancora "arretrata" e omertosa ("La casa dalle finestre che ridono", "Non si sevizia un paperino").
Il valore di questo film sta comunque tutto nella qualità delle riprese e delle soluzioni espressive adottate. Davvero ottimo da questo punto di vista.