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HEREDITARY - LE RADICI DEL MALE regia di Ari Aster

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TheSorrow     9 / 10  28/07/2018 15:28:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciò che più accomuna "Hereditary" ai vari ' l'inquilino del terzo piano" e "rosemary's baby"o, senza andare così in là, a Babadook, sebbene il film di Aster sia molto più stratificato e incisivo di quello della Kent, è l'angoscia. Un'ansia e un mal di vivere che solo chi ha passato determinate situazioni può comprendere appieno. E Annie, interpretata da una mostruosa Toni Colette, è l'incarnazione dell'angoscia, un recipiente umano della fragilità che si nasconde in tutti noi, pronto a rompersi irreparabilmente alla prima occasione utile.

E nel suo caso le occasioni per andare in frantumi sono state innumerevoli: un'infanzia infelice, un rapporto burrascoso con la madre, lutti improvvisi e un matrimonio in cui ella giace inerme. Un'intera vita - in realtà - in cui Annie giace inerme, in totale balia degli eventi che si susseguono e a cui ella non può porre rimedio in alcuna maniera, incapace di credere IN se stessa e persino A se stessa. Poi il punto (o i punti?) di rottura, in grado di scatenare una serie di eventi incredibili, forse in un certo senso necessari, sicuramente inevitabili per la vita della donna, ormai arrivata al turning point finale.

Ad uno spettatore superficiale Hereditary potrebbe sembrare un film che vive di luce riflessa ma è spingendosi nelle sue profondità che si afferrano i pregi di un prodotto in grado di dare davvero nuova linfa al filone, capace di rimescolare e a tratti rinnovare alcuni stilemi tipici ormai considerati triti per ergersi quale nuovo totem per i futuri film di genere.

Violenza psicologica, sofferenza, ambiguità e follia vi parranno così vividi, che uscirete dalla sala storditi e con un nodo alla gola e soprattutto con la sensazione di aver visto qualcosa di terribilmente vero, nonostante tutto. Per quanto mi riguarda era da molto tempo che il limite tra realtà e follia non era così labile.