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APPLECART regia di Dustin Mills

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  09/04/2018 10:48:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I quattro episodi costituenti "Applecart" sono tutti fatti nei quali, purtroppo, potremmo imbatterci guardando un qualunque notiziario televisivo o leggendo un giornale a caso. Pagine di cronaca nera, consumate in situazioni familiari in cui il disagio, soprattutto mentale, prende il sopravvento.
Il regista Dustin Mills opta per una messa in scena molto particolare. Innanzitutto centra l' utilizzo del bianco e nero, palese omaggio al cinema muto cui si allinea con attori chiamati a recitare tramite la gestualità e la mimica del corpo, non quella del viso considerata la scelta di coprire i volti con maschere. Poi sceglie musiche in linea con quelle opere datate, fuse in un bizzarro mix da sit-com anni 80/90 con applausi e reazioni provenienti da un pubblico immaginario.
La violenza non è mai disturbante, si punta punta a destabilizzare sfruttando situazioni più morbose e grottesche che visivamente shockanti, non a caso le molte scene di sesso (soprattutto di masturbazione) e di violenza psicologica hanno il sopravvento su quelle più brutali.
Inoltre fornisce una versione di malvagità senza scampo: negando, con l'annullamento della voce e dei tratti fisici, personalità ai suoi personaggi -cui ritaglia ruoli molto normali ( il padre, la figlia, la madre, il collega di lavoro, l'anziano incapace da badare a se stesso, l'amica di famiglia, ecc...)- sottolinea come il male sia umano per natura e come possa annidarsi ovunque, potendo attecchire in qualsiasi contesto.
Gli episodi migliori sono il primo e il terzo, entrambi imperniati su rapporti estremi tra padre e figlia. Meno convincenti, ma non deludenti, la storia di soprusi del secondo segmento e l'amor fou del quarto.