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I FRATELLI GRIMM E L'INCANTEVOLE STREGA regia di Terry Gilliam

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Lowry     7 / 10  12/11/2005 17:08:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“The Brothers Grimm” (questo il titolo in originale prima di essere sottoposto ad una banale ed alquanto inutile traduzione dal sottotitolo Bellucciano) segna l’atteso ritorno dopo ben sette anni di assenza, e dopo innumerevoli disavventure produttive, di uno dei registi più controversi e visionari di sempre: Terry Gilliam. Will e Jacob Grimm, famosi scrittori di fiabe vissuti alla fine del Diciottesimo Secolo, diventano protagonisti di un racconto nel quale vestono i panni di due truffatori che approfittano delle credenze e delle superstizioni popolari , viaggiando di villaggio in villaggio nella Germania Napoleonica, incrociando personaggi che diverranno poi protagonisti nelle loro fiabe, si guadagnano un’abbondante quanto immeritata pagnotta praticando falsi riti magici ed improbabili esorcismi. Questo fino al giorno in cui vengono scoperti e arrestati, e condannati ad indagare su strane sparizioni che avvengono in un villaggio che sorge nei pressi di una oscura e misteriosa foresta. Ci troviamo dunque in uno dei territori in cui Gilliam ha saputo più volte dilettarci con le sue opere, sospesi tra mondi divisi fra realtà e fantasia, tra paesaggi e atmosfere gotiche, tra territori oscuri e situazioni grottesche, e dove per tutta la durata della pellicola la sua forte presenza visiva è palpabile e presente. Ma “The Brothers Grimm”, purtroppo, non è un film ‘solo’ di Terry Gilliam, ma è figlio ibrido di scontri sul set, nonché di imposizioni e di compromessi più o meno indotti dalle produzioni, che in questo caso hanno un nome, neanche a farlo apposta, di due fratelli: Bob e Harvey Weinstein. Il film di tutto questa conflittualità ne risente, e di parecchio. Infatti TBG fa molta fatica ad assumere una sua netta identità e la prima parte della storia non racconta praticamente nulla di più di quanto riportato in poche righe nella trama. Il grosso problema del film, comunque, è da imputare ad una sceneggiatura scritta male, abbastanza limitata, e quasi totalmente esente da colpi di scena o di accurati approfondimenti.
Ma ciò nonostante ci troviamo di fronte ad una pellicola affascinante, dove il rapporto di conflitto tra i due fratelli è ben costruito e diventa protagonista attivo della vicenda, dove non ci vengono risparmiati rocamboleschi e mirabolanti piani sequenza che si districano in affascinanti e suggestive ambientazioni gotiche dal sapore dark, dove il mestiere e la padronanza del mezzo immagine aggiungono valori metaforici al racconto, e dove la fantasia incontenibile di un artista ha potuto dare libero sfogo a tutte le sue paure infantili rielaborando a modo suo il lato oscuro di quelle famose fiabe apparentemente innocenti. Allora in questo caso non si può fare a meno di notare che nonostante tutto, esiste ancora un regista che fa di necessità virtù, e che riesce a trarre del buono laddove, probabilmente, c’era poco da trarre e dove l’ Industria diventa il primo antagonista dell’artista e della sua libertà di espressione. Difatti a funzionare benissimo sono tutte quelle situazioni e quei personaggi, chiamiamoli, secondari, che grazie a questa loro peculiarità hanno potuto godere del privilegio di essere liberati dalle catene dei compromessi, e dai quali Gilliam ha saputo offrire il meglio di se. Parliamo del personaggio del torturatore italiano Cavaldi e del Generale Delatombe interpretato dal Jonatan Price, veri personaggi riconducibili direttamente al grottesco surrealismo peculiarità innata di Terry Gilliam. Si può dunque parlare di un film minore rispetto alla filmografia a cui l’Ex Monty Pyton ci aveva abituato, ma assolutamente non di una caduta di stile, del quale, fortunatamente, Gilliam non ci ha ancora privato. Speriamo che questa “grande produzione” a cui Gilliam ha accettato di partecipare porti i giusti frutti in termini di Botteghino, e che riescano a fruttare per ricomprarsi la sceneggiatura del Quixotte tenuta in ostaggio da una compagnia assicurativa ingarbugliata in pratiche burocratiche che ricordano tanto il ‘Ministero Dell’Informazione’ raccontato nel suo capolavoro, e che presto possiamo tornare a godere di un Gilliam libero da vincoli e forzature. Restando in attesa, con grandi aspettative, dei Suoi (con la Esse maiuscola) progetti futuri.