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LUCKY regia di John Carroll Lynch

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  22/02/2018 10:01:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Senile spaccato di vita quotidiana dell' iconico Harry Dean Stanton nei panni di Lucky, arzillo vecchietto residente in un piccolo centro del Texas, dove nonostante il carattere poco malleabile è benvoluto da tutti.
Le sue giornate sono scandite da momenti quasi immutabili, almeno fino a quando un attacco di vertigini lo mette a terra. Le analisi mediche non portano a nulla, se non al lapidario giudizio di un corpo che comincia ad avvicinarsi alla fine della corsa.
L' attore si sovrappone al suo alter ego di celluloide, innervando nel tran tran giornaliero la paura derivante dalla consapevolezza dell'inevitabile, il tutto seguendo uno schema che pervaso da ironia con tocchi malinconici mai ricorre a sotterfugi patetici. "Lucky" tratta la caducità con deferenza, sommando apprezzabile dose anarcoide, esponendo l' idea di come tutto faccia parte di un circolo insensato in cui il nulla che resta dopo il grande salto (definito "nu cazz", pronunciato proprio nella forma dialettale del sud italia) non è da intendersi in maniera depressa ma con spirito magari fatalista eppure leggiadro.
La presenza di David Lynch in un ruolo, guardacaso, surreale, rende ancora più appetitoso il piatto (l' omonimia col regista della pellicola è dovuta semplicemente ad una bizzarra coincidenza).
La storia scorre celebrando un caratterista apprezzato da molti (il già citato Lynch in primis), venuto a mancare lo scorso settembre ed in grado a 90 anni suonati di tirar fuori una performance di grande livello in cui si mette in gioco arrivando a gironzolare in mutande e canottiera, per nulla intimorito dal mostrare il consunto fisico.
Il susseguirsi degli eventi si adegua alle giornate dell' anziano personaggio, le accelerazioni memorabili sono quindi bandite, la parola domina e determina in modo invidiabile il ritmo. Tra testuggini e cactus centenari, eppure ugualmente evanescenti (forse da invidiare perché non consapevoli del destino?), va in scena una riflessione sull' esistenza caratterizzata da piacevole filosofia spiccia.