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GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK regia di George Clooney

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  18/09/2005 14:19:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finalmente, ne possiamo parlare, liberi dal climax opprimente della mostra del cinema e dalla critica unanime nell'esaltarlo. La seconda prova registica di Clooney è un'opera essenziale, senza fronzoli, vigorosa e callibrata come un orologio svizzero: un film al cui disordine creativo del pur intrigante "confessions of a dangerous mind" si oppone un'idea di cinema coerente, precisa e tuttavia mai accademica. Girato in un b/n prodigioso, che rievoca il primo Lumet, il noir classico e forse Howard Hawks, "Good night and. good luck" anche per il tema prescelto rivela l'interesse per Clooney verso i personaggi "minori", che alla luce della fama e del maelstrom sociale si rivelano impietuose forme dell'aberrazione del potere che tenta di schiacciarle definitivamente. Il gigionismo di Stockwell lasciamolo ai posteri: l'Ed Murrow di David Strathairn è sobrio, implacabile, forse un po' cinico, per nulla simpatico ma abbastanza consapevole del suo ruolo per trovare solidarietà negli spettatori. Il tema già consolidato con diversi film di buona qualità ("come eravamo", "il prestanome", "reds", "indiziato di reato" etc.) non si limita a una cronistica dimensione della realtà del maccartismo, non è propriamente un biopic da almanacco, ma una denuncia sulla libertà di stampa con uno sguardo rivolto anche e soprattutto alla realtà contemporanea. Nelle immagini di repertorio noi respiriamo il climax di quegli anni, che costituivano il binomio assoluto tra i venti conservatori del senatore McCarthy e le aperture progressiste di Kinsey e del cinema "voyeur" (probabilmente la degenerazione della caccia alle streghe ha influito molto nel processo di rinnovamento dell'idealismo Usa). Il cinema Usa da una parte cerca di riportare in auge, come in questo caso, la figura del cittadino comune (giornalista non comune? Murrow) dall'altra segue l'effetto opposto, agiografando i miti per una rievocazione enfatica dell'American Dream (come ha fatto Scorsese nel suo "aviator"). Sono affidate a shorts di repertorio le figure di McCarthy o del consiglio dei 10, inframmezzate da spiritose interviste con personaggi illustri come il pianista gay Liberace, "colto" (fateci caso) in una domesticità che esprime l'influenza ancora molto forte della comunicazione radiofonica rispetto al "moderno" sistema televisivo. Ma piu' che Strathairn, Downey Jr fornisce un'interpretazione eccellente. Personalmente mi resta l'impatto con un'opera impeccabile benchè vagamente raggelata. Il registro scelto da Clooney impone un clima opprimente e vagamente Beckettiano agli studi della cbs e all'emblema della libertà di stampa che mette in gioco un traguardo indissolubile: la scelta - un po' troppo utopica e idealista - di un'integralismo professionale senza una vera vita privata. E' appunto per questo che non mi sento di promuovere a pieni voti un'opera comunque interessante, capace di operare una vera e propria radiografia fisiognomica nei volti degli interpreti. Una denuncia vicina per questo al cinema bellico, dove gli uomini possono convivere e condividere una dimensione di Resistenza che "altrove" (gli esterni così duramente negati) ha coordinate ed espressioni ben diverse
Pasionaria  19/09/2005 11:15:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Purtroppo non ho ancora avuto il tempo di andare a vederlo( e devo anche recensirlo, accidenti agli impegni..),ma ho letto con interesse il tuo commento. Visto che le mie aspettative sono alte, vorrei una precisazione in merito ad una tua considerazione.
Quando sostieni, che l'opera è impeccabile ma vagamente raggelata, cosa intendi di preciso? Vuoi forse dire che il film è freddo, senza anima? E' una semplice curiosità, visto che non posso controbattere non avendolo ancora visto.
Un grazie anticipato per la tua risposta.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  19/09/2005 11:51:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh mi sembra di averlo spiegato... solitamente un film tecnicamente quasi perfetto non ha molto cuore... l'impressione che ne traggo è che poteva essere più coinvolgente nell'escalation dei personaggi... quello che dico nelle ultime righe (sull'idealismo un po' forzato dei giornalisti nel film) è un esempio: io per esempio non credo a chi mette solo la professione sopra ogni cosa della vita Nonostante cio' è un buon film
pigio00  23/09/2005 14:58:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un bel commento! Complimenti.