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LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE regia di Terry Gilliam

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8 / 10  06/11/2012 00:48:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"...And he turned to the fool and said with amazement, "How can you find that which my brightest and bravest could not?" And the fool replied, "I don't know. I only knew that you were thirsty."

E' delizioso il tono fiabesco e incantato con il quale Gilliam racconta la fantastica storia di Jack, ex-"shock-jock" ora rivenditore di videocassette, segnato dal rimorso di una tragedia di cui si sente responsabile, e Parry, ex-professore ed ora barbone un po' fuori di testa, nella loro odissea alla ricerca della felicità e dell'amore.
La fantasia sfrenata di Gilliam si tocca con mano durante tutto il film - lo stile visionario, onirico e tutto eccessi, l'attenzione ai colori caldi, ed una storia che si muove con abilità fra commedia, dramma, film sentimentale e fantasy, in bilico continuo fra reale e fantastico, fra sogno e realtà.
Da una parte si porta sullo schermo la dura quotidianità della metropoli, la povertà, il degrado, la violenza nelle strade, il mondo dei barboni, degli emarginati e dei matti (ripreso poi dallo stesso regista in "Twelve Monkeys"). Ma dall'altra ci si lascia andare proprio a quella pazzia, ci si apre al mondo invisibile di cui essa si fa portale, cercando di coglierne il significato (non è forse più pazza la spirale di violenza che domina in città?), quando non la saggezza che in essa si nasconde (mi ha ricordato "Qualcuno volò sul nido del cuculo").
Gilliam rimodernizza uno dei miti più famosi della cristianità, la ricerca del Santo Graal, e la rielabora in chiave metropolitana, facendo di due uomini sgangherati, di due esistenze ai margini, i propri personali Artù e il Giullare - e lo sa fare con la stessa incredibile originalità e leggerezza che ho trovato nei Coen di "Fratello, dove sei?" alle prese col rimaneggiamento del mito dell'Odissea.
E fra le pieghe del racconto c'è anche spazio per il tema della ricerca dell'amore, sia per Parry che si innamora di Lydia (un'eccentrica Amanda Plummer), sia per la tormentata relazione fra Jack e la sua compagna Anne - una brava Mercedes Ruehl, straordinariamente attraente a più di quarant'anni suonati.
Al talento di Terry va necessariamente abbinato il merito della sceneggiatura di Richard LaGravenese, che si prende quasi due ore e venti di proiezione - da molti considerato eccessivo - pur riuscendo a non far cadere mai il ritmo (semmai un po' nella parte centrale dove si fa principale l'aspetto sentimentale). Ottime le prove degli attori, soprattutto la coppia Bridges-Williams, di cui non ci si stanca mai di seguire le vicissitudini.
La sequenza in cui Michael Jeter porta il regalo alla Plummer è da antologia.