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STRANGE COLOURS regia di Alena Lodkina

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  22/01/2018 11:10:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giunta in una sperduta zona dell'outback australiano, la giovane Milena, oltre a tentare di recuperare il tempo perduto col padre malato, scopre un mondo affascinante popolato da uomini volontariamente emarginati all'interno di una natura selvaggia e mai ostile. "Strange Colours" è pellicola in cui di fatto accade poco, eppure in grado di ammaliare col suo incedere lento, nel racconto di un mondo alienato ed ipnotico in maniera seducente. Viene così inquadrata una realtà fatta di lavoro e fatica (quella dei minatori) ma anche di una forte solidarietà tra gente in fuga da qualcosa, individui grezzi con birra in mano e sigarette perennemente tra le labbra, poco inclini all'igiene, con cui la ragazza si rapporta dapprima in modo scettico, quasi impaurito, per poi coglierne il cuore più innocente.
La giovane regista Alena Lodkina cerca e trova la libertà in un (non) luogo, alimenta il suo film con piccole azioni e lascia che siano i sentimenti a guidare l'incedere dei suoi personaggi; indubbiamente i lunghi silenzi e le tempistiche dilatate non sempre vengono compattate in modo adeguato, allo stesso tempo sembrano allineate con un certo modo di vivere in cui la frenesia e gli isterismi sono banditi a favore dell'intimità eretta su poche cose. Tatuaggi, barbe, capelli incolti e modi bruschi spiazzano riguardo la vera essenza tutt'altro che allarmante, come la terra nasconde nel suo ventre le opali, pietre simbolo di congiunzione tra l'uomo e il suo primigenio retaggio.