tylerdurden73 6½ / 10 24/01/2018 09:46:00 » Rispondi In apparenza pilota automatico per il buon Carlo adagiato su un campionario di cose già viste spesso nei suoi film, in realtà non si disdegnano, a sorpresa, inserti sorprendenti a partire dalla scena psichedelica (davvero notevole). Il solito dualismo tra comico e nostalgico/malinconico è facilmente riconoscibile, come la trama sviluppata tra equivoci, sconfitte e morali edificanti, abile nel cogliere tic e nevrosi italiche come pochi altri autori della nostra epoca sono stati in grado di fare. Ironia e spirito critico stanno alla base del riuscire a giocare coi malfunzionamenti di una società in cui ad incepparsi è un uomo alle soglie dell'anzianità, rigido ed integralista, abituato ad un tran tran immutabile, Verdone, solita maschera amabile, prova a creare una sorta di conflitto col suo alter ego di celluloide. Tra omaggi al proprio passato e tipiche ossessioni del suo essere, una spalla romanesca decisamente all'altezza della situazione (Ileana Pastorelli) -capace di evocare Claudia Gerini, uno dei personaggi femminili indiscutibilmente più amati e rappresentativi della sua lunga carriera- l'autore diverte generalmente col solito garbo, utilizzando tuttavia a tratti la scappatoia della sguaiataggine (riuscitissima la scena del cellulare). Allo stesso tempo sfrutta come da prassi con sapidi siparietti in cui la figura femminile è enfatizzata per difetto (per poi essere elevata ad angelo salvifico), riuscendo come al solito a coordinare un inevitabile happy end miscelato con la solita leggera amarezza.