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CHIAMAMI COL TUO NOME regia di Luca Guadagnino

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kafka62     7 / 10  01/03/2018 11:07:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devo confessare che il penultimo film di Luca Guadagnino, "A bigger splash", non mi aveva entusiasmato, troppo calligrafico ed estetizzante, quasi manierato nonostante che il regista italiano fosse soltanto al suo quarto film. Aiutato da una calibrata sceneggiatura di James Ivory e da una delicata musica di Sufjan Stevens, Guadagnino compie con "Chiamami col tuo nome" un deciso miglioramento, raccontando non tanto (o non solo) una storia d'amore adolescenziale (e omosessuale) quanto un vero e proprio apologo sul desiderio amoroso. Il ritmo del film è estremamente lento, ma questo, lungi dal costituire un difetto, rappresenta al contrario uno dei suoi punti di forza, dal momento che Guadagnino sacrifica consapevolmente le regole della concisione narrativa concedendosi tutto il tempo che gli occorre per descrivere, nelle sei settimane estive che separano l'arrivo dell'ospite americano Oliver nella villa dei genitori di Elio dal suo ritorno in patria, le impercettibili variazioni dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti. Elio e Oliver si scrutano inizialmente con apatica diffidenza, si avvicinano lentamente con una sorta di pigra curiosità e, complice un'estate torrida e sensuale (la quale fa sì che, tra una nuotata in piscina o al fiume e una siesta nelle ombrose stanze della magione, i corpi siano quasi sempre scoperti), si abbandonano finalmente al piacere della seduzione reciproca, riconoscendosi, nonostante la differenza di età, come anime affini e innamorate. In questo lasso di tempo il diciassettenne Elio sperimenta un percorso affettivo che lo fa entrare a pieno titolo nell'età adulta, conoscendo, insieme all'estasi dell'amore anche la tristezza per la perdita dell'amico. Anche questi momenti dolorosi sono comunque essenziali e irrinunciabili perché, come dice il padre a Elio in un bellissimo colloquio a quattr'occhi, è profondamente sbagliato soffocare le nostre emozioni per non soffrire, rendersi insensibili così da non provare più nulla. C'è in "Chiamami col tuo nome" la stessa sensibilità rintracciabile nei migliori film di André Téchiné (come "Les roseaux sauvages"), anche se le influenze maggiori sono con il cinema di Bernardo Bertolucci. La casa isolata in campagna, i personaggi intellettuali, l'erotismo diffuso (qui amplificato dalle statue antiche studiate dal padre di Elio, i cui corpi bronzei sembra che ti sfidino a desiderarli) sembrano uscire da "Io ballo da sola", anche se Guadagnino, pur sfiorando alcuni momenti trash (come nella scena della masturbazione "alla pesca"), è più delicato e pudico, la sua macchina da presa preferendo non indugiare quasi mai sugli amplessi e sui corpi nudi degli amanti. Tra Bach, Eraclito, Prassitele e citazioni colte che sono evidentemente un tratto distintivo del regista (così come il milieu alto-borghese e internazionale), in un contesto storico (i primi anni '80) che rimane permanentemente sullo sfondo (a parte un breve dialogo sul pentapartito di Bettino Craxi), le immagini languide ed eleganti di Guadagnino mettono in scena l'emozionante iniziazione al sesso e alla maturità di un ragazzo, la cui timidezza e i cui turbamenti, grazie alla sensibile interpretazione di Thimothée Chalamet, sono destinati a rimanere a lungo, come l'intenso primo piano conclusivo, nella memoria dello spettatore.