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CHIAMAMI COL TUO NOME regia di Luca Guadagnino

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Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman     9½ / 10  28/01/2018 09:18:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il problema sorge quando rimani attonito a fissare lo schermo per cinque minuti, per poi abbandonare la sala con occhi sbarrati.
L'ultima volta in cui un film mi aveva demolito così tanto? Parliamo dei tempi di Million Dollar Baby.

Guadagnino completa la sua "trilogia del desiderio", dopo Io Sono L'Amore e A Bigger Splash. Lo fa spogliandosi del velo di presunzione che mi aveva lasciato indifferente nelle precedenti pellicole, per abbracciare un'idea di cinema minimale, con segnali da cogliere e frutti maturi da cogliere nel pieno della propria giovinezza.
Un album fotografico da sfogliare: inquadrando territori scolpiti e cristallizzati nel 1983, anno in cui è ambientato il film, Chiamami Col Tuo Nome è un invito a respirare un'aria calda, seducente, condita da una fotografia conturbante, granulosa, che viene condizionata dal desiderio ardente e furente del corpo, di ragazzi in preda ad ormoni scomposti.

"Non provare niente, per non rischiare di provare qualcosa...che spreco." Recita una battuta verso una parte di indecifrabile candore, che scuote di prepotenza gli animi di spettatori attenti a non lasciarsi sfuggire nessun particolare lungo la storia fra Elio ed Oliver.
Allora non cediamo al tempo che fugge. I sentimenti che ci rendono vivi, sprigioniamoli per contrastare la noia di fondo che caratterizza un'estate lunghissima (il ritmo parla chiaro, proprio per entrare in contatto con l'interprete principale che ricopre il ruolo di Elio).

L'Italia nella sua natura più vivida, autentica, senza facili sentimentalismi di facciata, o senza banalissimi stereotipi da piazzare strategicamente; quello che si vede è un universo sospeso, quasi etereo, sacro, inviolabile, visto con occhi di un ragazzino che vuole dare uno scossone alla propria vita, scoprendo un lato della sua sessualità latente che scalcia forte in petto.
Ci si rifà moltissimo al cinema di Visconti: attori che, pronti ad inglobarla nelle proprie performance, generano su schermo la realtà dell'arte. Si impegnano ad animare le sequenze con la loro vibrante presenza, e un proprio linguaggio istintivo del corpo.

Guadagnino dona di nuovo forma e sostanza ad un concetto romantico dimenticato da tempo, quasi astratto, attraverso un'attenta analisi e un obiettivo e caloroso esame di casi umani, sfruttando l'idea del tempo come sacchetto di biglie di ricordi, nella quale sguazzare per individuare il proprio posto nel mondo. Un'opera indimenticabile, dotata di una delicatezza senza pari.

La più grande sorpresa di questo inizio 2018.
Invia una mail all'autore del commento williamdollace  28/01/2018 12:44:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sottoscrivo ogni parola.