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1922 regia di Zak Hilditch

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  17/11/2017 10:24:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Zak Hilditch ha capito una cosa sfuggita a parecchi suoi colleghi ben spesso più quotati, ovvero che traslare sullo schermo un lavoro di Stephen King significa soprattutto cercare di cogliere le sfumature più intime e psicologiche dell'orrore.
Il regista aderisce bene al materiale originale (un racconto inserito nell'antologia "Notte buia, niente stelle") cogliendo l'ossessione di un agricoltore del Nebraska nei confronti del terreno su cui coltiva granturco. Un appezzamento di tutto rispetto di cui è però proprietaria la moglie, desiderosa di lasciare la campagna e quindi pronta a vendere. La questione genera attriti finchè l'uomo, appoggiato dal figlio, si macchia di un tremendo crimine.
Da qui in poi parte una lenta ma costante discesa verso inferi personali alimentati dal senso di colpa e caratterizzati da visioni di natura soprannaturale, tra cui, insistita, quella di orde di ratti, emblemi di corruzione e sporcizia, azzeccate metafore zampettanti. Thomas Jane decisamente in parte riesce a restituire l'oscurità che lo divora da dentro, aiutato da una sceneggiatura piuttosto solida in grado di rendere avvincente il distruttivo meccanismo di cui è vittima. Regia e montaggio sobrio, colonna sonora ad opera di Mike Patton e l'ambientazione suggestiva contribuiscono a rendere "1922" uno dei rari esempi di felice matrimonio tra cinema e opera letteraria del Re.