BlackNight90 7 / 10 11/06/2011 03:02:49 » Rispondi Uno dei tanti film di Bergman incentrati sull'amore e sulla rielaborazione del lutto, sul ricordo usato quasi come terapia attraverso cui trovare qualcosa per cui valga la pena di vivere. L'amore è visto in molte sue sfumature, soprattutto le problematiche e lo scetticismo del regista verso il matrimonio, e quanto più i due amanti sembrano godere della felicità quasi raggiunta, tanto più la mazzata iniziale è dolorosa per il protagonista e per lo spettatore. Nonostante sia Stig a ricordare, entrambi gli amanti hanno pari spazio e dignità, oltre che dubbi e tormenti, lei che nonostante l'apparente forza ha paura del futuro, lui che nel futuro proietta la sua ambizione distorta e non riesce a comprendere mai la sua arte: glielo ricorda il direttore d'orchestra Sjostrom che la musica è il fine, non il mezzo. Il solito difetto dei film di Bergman è che troppo verboso e prolisso, lo svedese da il meglio di sé quando si concentra sulla profondità dell'imagine o sulle allegorie, o quando utilizza al meglio la musica, come nello splendido finale in cui rimbomba l'Inno alla gioia, l'immagine si ferma sul volto della speranza e trionfa un altro amore, un'altra gioia e un'altra vita.