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VERSO LA GIOIA regia di Ingmar Bergman

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Crimson     9 / 10  30/10/2005 23:55:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da quel che mi risulta questo è uno dei tre film (!!) girati da Bergman nel 1949, l'ultimo per l'esattezza. Del primissimo periodo del regista ho visto solo "sete", e senza cadere in paragoni che per ora sarebbero fuori luogo, questo film è devisamente più bello.
Per l'esattezza lo ritengo uno dei più interessanti e emozionanti del regista.
E' la storia d'amore di Stig e Marta, che parte nella narrazione dal capolinea: la morte in un'incidente domestico (l'esplosione di una stufa) di quest'ultima e della figlia. Il film non è altro che la rivisitazione di tutto ciò che era accaduto prima nella vita dei due protagonisti, sin da quando s'incontrarono sette anni prima per la prima volta.
Due musicisti di discreto talento, che s'innamorano, si sposano ma ben presto inevitabilmente hanno da affrontare le prime crisi. Tra i due c'è amore, questo senz'altro, ma il filo che unisce i due è sempre instabile a causa della debolezza di Stig.
La forza stessa del legame sembra nascere da una fonte misteriosa, che idealmente ha una completezza ma che in realtà si trascina mediante compromessi, e qualora essi stessi vengano a mancare salta il meccanismo (la crisi matrimoniale è un tema caro a Bergman sin dall'inizio, e lo sarà sempre).
Stig è un uomo piuttosto infantile, instabile. Un giorno è felice, un altro è frustrato e scarica tutto sulla moglie. Marta al contrario è la classica eroina bergmaniana: pacata, razionale, intrepida, forte.
Stig è ambizioso, desidera fortemente di diventare un violinista solista (ma non ne ha le capacità e lo dimostra), Marta al contrario si accontenta della propria vita e ne è felice.
Oltre ai due protagonisti, c'è una figura di grande fascino all'interno del film, ed è quella del direttore d'orchestra. Egli (il mitico Victor Sjostrom - il protagonista de "il posto delle fragole") è un amico, appare come una sorta di padre per entrambi (e fà da testimone alle loro nozze); è simile a Marta nel carattere, e si adopera sempre per riportare i due sulla stessa lunghezza d'onda, ad esempio cercando di spiegare a Stig che le proprie ambizioni sono infondate. Sono meravigliose le scene in cui ripercorre alcuni aneddoti da persona esterna rispetto al legame dei due, specie quando li "spia" e osserva con grande gioia un loro momento di complicità e di tenerezza.
Proprio quando Stig comincia ad assomigliare di più a Marta e a diventare finalmente un vero uomo, si verifica la tragedia. Tramite un finale eccezionale, Bergman affronta anche il tema dell'elaborazione del lutto tramite la musica. L'ennesimo film di Bergman che mi ha lasciato un senso di grandissimo malessere, e una serie di riflessioni tribolate.
Alla fine la vera eroina è sempre Marta, con la sua capacità di adattarsi alle situazioni e trovare un'equilibrio tra sè e la realtà dei fatti. Un'equilibrio che si alimenta da qualcosa di infinitamente affascinante e misterioso.