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LO ZOO DI VENERE regia di Peter Greenaway

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Woodman     8 / 10  21/08/2013 17:53:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un Greenaway giovane. Riassumerlo è impensabile.

Del tutto privo di autentica intensità, interpretato su cadenze grottesche o teatraleggianti (peraltro benissimo), fotografato divinamente e musicato addirittura meglio (dal grande Nyman).
Citando e omaggiando Vermeer, Greenaway ci presenta un degrado morale inumidito da spruzzatine di genialità, sporcato di pittura e rigidamente drizzato su simmetriche scenografie, future carte vincenti nella filmografia orgasmica del regista, che si supererà con lo straordinario "Il ventre dell'architetto".
Ferreol sufficientemente brava.
Il personaggio di Milo interpretato dalla Barber è geniale.

Straborda di vitalità figurativa, difetta un poco nello scavo dei personaggi, non aiutato dal cast monocorde.

Uno fra i primi, incatalogabili, deliri visivi e barocchi del regista.
Il fatto che sia tanto odiato dal Mereghetti dovrebbe costituire una valida ragione per non perderlo.

Non eravamo ancora pronti per un capolavoro, ma "A zed and two noughts" rimane una gemma di squisito gusto per il grottesco, sublimato dall'idea stessa del personaggio principale, privo di una gamba dopo l'incidente iniziale, e da altre figure di magniloquente spirito camp.
Riferimenti faunistici funzionali a questa ipercinetica visione di uomini e donne che sfioriscono.
Gustoso.